Exhibitions

Pixel Perceptions: Into the Eye of AI by Filippo Venturi

AI.S.A.M., AI Grill, 2024

Con grande orgoglio posso annunciare che il mio lavoro “He looks like you” – su mio padre e mio figlio e che unisce fotografie originali, fotografie d’archivio, immagini generate con l'intelligenza artificiale e interventi grafici – sarà esposto nella monumentale mostra “Pixel Perceptions: Into the Eye of AI”, assieme ai lavori di autori come Philip Toledano, Boris Eldagsen, A.I. SAM e tanti altri :)

Questa mostra approfondisce il modo in cui l'intelligenza artificiale (IA) influenza, consciamente e inconsciamente, la nostra percezione. Più di 30 creatori di immagini hanno esplorato in modo creativo e critico l'influenza dell'IA sul mondo che ci circonda. Come le nuove tecnologie stiano stravolgendo la visione fotografica. Ci si può ancora fidare dei propri occhi?

Verranno affrontate 3 prospettive chiave:
Perception of truth, Seeing and being seen e Shifts in visual culture.

La mostra sarà visitabile dal 26/10/2024 al 19/01/2025 e sarà inaugurata il 27 ottobre alle 16 nella galleria Akerk e nella galleria Noorderlicht, a Groningen (Paesi Bassi).

Autori esposti: A.I. SAM, Affectlab, Craig Ames, Minne Atairu, Mark Amerika, Alice Brygo, Vera van der Burg & Gijs de Boer, Kate Crawford & Vladan Joler, Boris Eldagsen, Jake Elwes, Elisa Giardina Papa, Nicolas Gourault, Franc Archive, Ethel Lilienfeld, Jonas Lund, Luna Maurer, Mimi Onuoha, Juan Obando & Yoshua Okón, Roope Rainisto, Martina Raponi & Ymer Marinus, Sebastian Schmieg, Martine Stig, Astria Suparak, Synchrodogs, Philip Toledano, Filippo Venturi, Conrad Weise, Jonas Yip e Joanna Zylinska.

Curatori: Wim Melis, Roosje Klap e Rosa Wevers.

Roosje Klap, direttore Noorderlicht
Marius Breukink, responsabile del progetto Groninger Kerken

Noorderlicht è una piattaforma che, dal 1990, rende la cultura visiva accessibile a tutti, utilizzando la fotografia e i media basati sull'obiettivo come potenti strumenti di dialogo e riflessione. Con un approccio critico e innovativo, sfidiamo i confini della cultura visiva e creiamo spazio per conversazioni e connessioni profonde che ispirano e guidano il cambiamento. Oltre al festival biennale Noorderlicht, la piattaforma organizza mostre, gestisce un programma educativo, una casa editrice e un laboratorio di stampa. - noorderlicht.com


It is with great pride that I can announce that my work ‘He looks like you’ - about my father and son and combining original photographs, archive photographs, AI-generated images and graphic interventions - will be exhibited in the monumental exhibition ‘Pixel Perceptions: Into the Eye of AI’, together with works by authors such as Philip Toledano, Boris Eldagsen, A.I. SAM and many others :)

The exhibition Pixel Perceptions: Into the eye of AI dives deep into how AI consciously and subconsciously influences our perception. More than thirty image-makers creatively and critically explore the influence of AI on the world around us. They explore how new technologies are turning photographic viewing on its head. Can you still trust your own eyes?

The exhibition highlights three key perspectives:
Perception of truth, Seeing and being seen e Shifts in visual culture.

Pixel Perceptions will be on display from 26 October 2024 to 19 January 2025 and opens on 27 October at 16:00 in the Akerk and Noorderlicht gallery, Groningen (The Netherlands).

With and by: A.I. SAM, Affectlab, Craig Ames, Minne Atairu, Mark Amerika, Alice Brygo, Vera van der Burg & Gijs de Boer, Kate Crawford & Vladan Joler, Boris Eldagsen, Jake Elwes, Elisa Giardina Papa, Nicolas Gourault, Franc Archive, Ethel Lilienfeld, Jonas Lund, Luna Maurer, Mimi Onuoha, Juan Obando & Yoshua Okón, Roope Rainisto, Martina Raponi & Ymer Marinus, Sebastian Schmieg, Martine Stig, Astria Suparak, Synchrodogs, Philip Toledano, Filippo Venturi, Conrad Weise, Jonas Yip and Joanna Zylinska.

Curators: Wim Melis, Roosje Klap and Rosa Wevers.

Roosje Klap, direttore Noorderlicht
Marius Breukink, responsabile del progetto Groninger Kerken

Noorderlicht is a platform since 1990, making visual culture accessible to everyone, using photography and lens-based media as powerful tools for dialogue and reflection. With a critical and innovative approach, we challenge the boundaries of visual culture and create space for profound conversations and connections that inspire and drive change. In addition to the biennial Noorderlicht Festival, the platform organizes exhibitions, runs an educational program, and manages a publishing house and a print lab. - noorderlicht.com

ARK - LAWKI NOW * installation view (©Peter Tijhuis)

Martin Parr, Short & Sweet by Filippo Venturi

Quando mi chiedono quali sono i miei fotografi preferiti o a cui mi ispiro, non lo cito spesso. Forse per le tematiche affrontate lo vedevo meno "alto" di altri. Sbagliavo in pieno.

È uno dei fotografi che più spesso mi viene in mente quando viaggio, quando vado al mare, quando mi ritrovo a un evento kitsch, quando osservo dei turisti e così via. Nel recente viaggio in Inghilterra lo "vedevo" a ogni angolo. La mia giocosa serie di fotografie "Inglesi infreddoliti che cercano di godersi l'estate" era un palese omaggio nei suoi confronti. Una simile influenza su di me è decisamente fuori dall'ordinario.

Tutto questo l'ho pensato mentre giravo per le sale del Museo Civico Archeologico di Bologna, visitando la mostra "Short & Sweet" di Martin Parr. Ho osservato e ascoltato con avidità, ben due volte, la proiezione della sua intervista con Roberta Valtorta. L'ho anche registrata col telefono (per poi scoprire che c'era la trascrizione testuale nel catalogo).

Scusami Martin, non mi dimenticherò più di citarti :)


When I am asked who my favourite photographers are or who inspire me, I don't often mention him. Perhaps because of the subjects he deals with, I see him as less ‘tall’ than others. I was completely wrong.

He is one of the photographers who most often comes to mind when I travel, when I go to the beach, when I find myself at a kitch event, when I observe tourists and so on. On the recent trip to England I ‘saw’ him on every corner. My playful series of photographs ‘chilly Brits trying to enjoy the summer’ was a blatant homage to him. Such an influence on me is definitely out of the ordinary.

All this occurred to me as I wandered the rooms of the Museo Civico Archeologico in Bologna, visiting Martin Parr's exhibition ‘Short & Sweet’. I watched and listened avidly, twice, to the screening of his interview with Roberta Valtorta. I even recorded it with my phone (only to discover that there was a text transcript in the catalogue).

Sorry Martin, I will never forget to mention you again :)

Kolga Tbilisi Photo by Filippo Venturi

Sul sito Talking Pictures è uscita una intervista a Beso Khaindrava, fondatore e direttore del Kolga Tbilisi Photo. Un festival che è cresciuto molto negli anni e che spesso ha introdotto il pubblico alle tendenze fotografiche contemporanee.

In un certo senso posso confermare questa descrizione perché la mia prima fotografia premiata ed esposta al festival, risalente al 2014, era di rugby (vedi fotografia in alto, al centro), mentre il mio ultimo lavoro premiato ed esposto nel medesimo festival è stato Broken Mirror, realizzato con l’intelligenza artificiale (e che inevitabilmente ha dato origine a qualche lamentela sui social).

In questo è racchiuso l’inizio e la situazione attuale della mia crescita; precisando che l’intelligenza artificiale la considero uno strumento con cui posso affrontare certe tematiche, ma il mio grande amore resta quella fotografia che ti permette di muoverti e incontrare le persone.

L’articolo originale con l’intervista è qui: Kolga Tbilisi Photo: The Embrace of Photography

(La foto di apertura dell’articolo e questa sono del fotografo Wolfgang Zurborn)

I festival di fotografia dell’estate, in Italia by Filippo Venturi

Su Internazionale si parla anche del mio lavoro "He looks like you", in mostra al Fotografia Calabria Festival, a San Lucido (CS), dal 26 luglio al 25 agosto 2024!

[...] Fotografia di famiglie è il titolo della terza edizione del festival raccontato, quest’anno, attraverso lo sguardo di dieci fotografe e fotografi. L’evento è un’occasione per riflettere sul ruolo dell’intelligenza artificiale con il progetto He looks like you di Filippo Venturi. Il suo lavoro ha come protagonisti il padre e il figlio dell’autore mentre giocano e condividono momenti insieme. Si tratta però di falsi ricordi, momenti mai esistiti in posti irraggiungibili: “Mio padre è morto cinque anni prima che mio figlio Ulisse nascesse e quindi non hanno mai avuto occasione di incontrarsi”, scrive Venturi. Il suo lavoro è “un tentativo di trovare consolazione e di superare le frontiere dell’esistenza attraverso l’arte e la tecnologia, generando immagini che fondono illusione, sogno e ricordo”.

Link all’articolo originale: I festival di fotografia dell’estate, in Italia

Foundations of a Mirage al Festival della Fotografia Italiana by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Foundations of a mirage”, su Dubai, sarà esposto al Festival della Fotografia Italiana, dal 14 giugno al 6 ottobre 2024, presso il Palagio Fiorentino di Stia!


Questo lavoro è risultato fra i 6 selezionati dell'Open Call "Percorsi - Dal progetto al libro fotografico”.

La Giuria ha assegnato il primo premio a Stefani Adami con l’opera “ADAGIO NAPOLETANO”. Il progetto verrà pubblicato all’interno di un libro fotografico della collana monografica FIAF e sarà esposto durante il “Festival della Fotografia Italiana”, insieme ad altri 5 Autori che sono stati selezionati:

  • Andrea Agostini con l’opera “NÒSTOS”

  • Andrea Angelini con l’opera “DI LÀ DAI FIUMI, TRA GLI ALBERI DELLA ROMAGNA”

  • Giorgio Bertoncello con l’opera “BRENTA - SGUARDI LUNGO IL FIUME”

  • Anella Tarantino con l’opera “ANÁNKĒ”

  • Filippo Venturi con l’opera “FOUNDATIONS OF A MIRAGE”


Aggiornamento del 15/06/2024

Qualche fotografia della mostra del mio lavoro "Foundations of a mirage", al Festival della Fotografia Italiana, presso la limonaia del Palagio Fiorentino di Stia, qualche ora prima dell'inaugurazione :)

Broken Mirror al FASE Festival 2024 by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con l’aiuto di una intelligenza artificiale, sarà esposto alla 1° edizione del Festival di Arti visive a Sud Est (FASE), a Otranto (Lecce), al Castello Aragonese in Piazza Castello, dal 21 giugno al 7 Luglio, dalle ore 15 alle 23!

Saranno due settimane piene di mostre, esibizioni, talk, workshop e party in giro per la città.
La direzione artistica è a cura di Alessia Locatelli.

FASE - Manifesto

Il Festival FASE vuole parlare, non solo esporre. Non solo esporre e ammirare, ma riflettere, conoscere e soprattutto riconoscere. Riconoscere nelle immagini, stampate o in movimento, cose che esistono, che sono esistite, che possono esistere. E proiettare dentro di sé cose che esisteranno. Riconoscere il presente, riconoscere il tempo che passa. Mentre il tempo di per sé è inesorabile, il modo in cui noi lo viviamo è, letteralmente, determinante. Non è una chiusura nel materiale, ma piuttosto una ricerca del senso, riconoscendo valore esistenziale anche all’intangibile, alla fantasia, alla leggerezza, al gioco e al divertimento.

Ci interessano le persone, il modo in cui affrontano la loro esistenza, le scelte che determinano i cambiamenti, o gli adattamenti, le scelte di conservazione o resistenza. Ci interessa il senso delle cose, le cose che hanno un senso. Ci interessano le relazioni, i rapporti. Le relazioni tra persone, tra le persone e i territori, i luoghi, la natura; tra le persone e il lavoro; tra le persone e il tempo che passa; tra le persone e se stesse, con le conseguenze delle proprie scelte.

Non ci interessa l’innovazione di per sé, non ci interessa la novità di per sé, a meno che non siano portatrici di senso. Rifuggiamo la pretenziosità di chi cerca di dare un senso a qualcosa che non ce l’ha, nelle relazioni come nell’arte. Troviamo più senso in un trenino a capodanno che nella fuffa d’artista. Vogliamo che l’artista ci racconti una storia, che abbia un’idea, che conosca quello che fa vedere, che ci abbia studiato, investigato, o che almeno ci abbia pensato e riflettuto, se è solo frutto della sua immaginazione. E anche se conosciamo quello che vediamo, vogliamo che l’artista ce lo faccia vedere con occhi nuovi. Ci interessano le prospettive diverse, perché ci interessa conoscere, capire, cambiare idea. Vogliamo una storia che – almeno un po’ – ci faccia pensare. Non abbiamo paura della semplicità, della tradizione, ma della banalità. Non abbiamo paura della frivolezza, della leggerezza, della spensieratezza, che anzi sono un elemento fondamentale per un’esistenza equilibrata, ma temiamo la superficialità, la vacuità. Non abbiamo paura della provocazione se vuole sfidare il pensiero, i costumi, la morale, se è dialettica, ma detestiamo la provocazione come forma di violenza. Non abbiamo neanche paura della violenza, se è lotta e resistenza, ma combattiamo la prepotenza e la prevaricazione.

La bellezza per noi non è estetica e sensismo, astrazione intellettualistica e pretenziosità artistica, trascendentale. Cerchiamo e troviamo bellezza nel progetto, nella storia, nell’esperienza, nella manualità, nella sapienza, nella visione, nel lavoro, nelle vite vissute. Anche nella visionarietà, nel futuribile, nella prospettiva, nella direzione.

Il festival FASE è nato per riempire di nuovo senso e nuova bellezza una città che negli ultimi decenni è cambiata molto, con conseguenze importanti sulle vite degli Otrantini, e anche sulle nostre. La trasformazione di Otranto nel terzo millennio ha generato una necessaria riflessione sulla nostra identità. La nostra infanzia è lontana ma esiste: dentro di noi, nel nostro legame con questa terra, con questa città, e il confronto con essa genera un senso di incompletezza e la conseguente necessità di riempire il vuoto. Abbiamo visto un mondo di persone, di lavori, di relazioni scomparire, abbiamo visto scomparire un senso e non lo abbiamo mai accettato. 12 anni fa con amiche e amici abbiamo tappezzato la città con le gigantografie delle persone che vivono a Otranto tutto l’anno, abbiamo chiamato questo progetto “dodici mesi senza estate”. Non per puro senso identitario, di appartenenza – al contrario, ci teniamo al riparo dal campanilismo e vorremmo che Otranto torni a essere un crocevia di culture diverse – ma per riconoscere agli Otrantini il diritto di godere della propria città, di viverla tutto l’anno, e non solo di essere i custodi invernali – e gli spazzini – delle traboccanti strade d’agosto (che tra l’altro traboccano di meno ogni anno). Il festival FASE vuole restituire a Otranto senso e bellezza, cultura e riflessione, che già le appartengono. FASE vuole coinvolgere il territorio in un progetto di riscoperta del proprio senso, prima ancora che in un progetto artistico e culturale. Gli artisti che si esibiranno ed esporranno al FASE proporranno allo spettatore la propria visione del mondo, il proprio interrogativo, la propria prospettiva, ci racconteranno una storia che vale la pena di essere conosciuta. E noi arricchiremo la nostra visione, ci porremo nuovi interrogativi, saremo disposti a cambiare prospettiva o quantomeno a decentrare il nostro punto di vista.

La direzione artistica del festival è affidata a Alessia Locatelli.

Appuntamenti estivi by Filippo Venturi

Di seguito l’elenco dei luoghi e dei festival dove potrete trovarmi e/o visitare la mostra di alcuni miei lavori:

  • Mostra del progetto "Broken Mirror" al Cosmo Photo Fest (info)
    Colleferro (Roma), dal 31 maggio al 30 giugno 2024

  • Mostra del progetto "Foundations of a Mirage" al Festival della Fotografia Italiana (link)
    Palagio Fiorentino di Stia (Arezzo), dal 14 giugno al 6 ottobre 2024

  • Mostra del progetto "Broken Mirror" al Festival di Arti visive a Sud Est (FASE) (link)
    Otranto (Lecce), dal 21 giugno al 7 luglio 2024

  • Mostra del progetto "Broken Mirror" + Workshop su I.A. al Foto Incontri Festival (link)
    San Felice sul Panaro (Modena), il 29 e 30 giugno 2024

  • Mostra del progetto "He Looks Like You" + Workshop su I.A. al Fotografia Calabria Festival (info)
    San Lucido (Cosenza), dal 26 luglio al 25 agosto 2024

Broken Mirror al Cosmo Photo Fest by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con l’aiuto di una intelligenza artificiale, è stato premiato nella Call for entry 2024 del “Cosmo Photo Fest” e sarà esposto all'interno del festival, che si terrà a Colleferro (Roma) dal 31 maggio 2024 al 30 giugno 2024!

Così la giuria ha motivato la scelta della selezione del lavoro di Filippo Venturi:
“La serie combina elementi di fotografia documentaria, fantascienza e scene distopiche, trasportando lo spettatore in un mondo surreale che è tragico, assurdo, divertente e terrificante allo stesso tempo. Il lavoro di Venturi mostra la natura straordinaria della società nordcoreana e il duro regime totalitario che isola il Paese. Broken Mirror è il risultato di un affascinante compromesso tra esseri umani e intelligenza artificiale e mostra in modo impressionante come l’arte e la tecnologia possano fondersi per rappresentare complesse questioni sociali. Nel complesso, questa serie merita 10 stelle per il suo concetto innovativo e la sua impressionante esecuzione”.

Vedi anche l’articolo: Insetti giganti a spasso dalla Corea del Nord alle porte di Roma


COSMO PHOTO FEST
A cura del Centro Sperimentale di Fotografia Adams
Colleferro (RM), sedi varie
dal 31 maggio al 30 giugno 2024
lun-dom 17-19
ingresso gratuito
www.cosmophotofest.it

Nell’anno 2024, nella città di Colleferro sarà realizzata la prima edizione del festival internazionale di fotografia dal titolo: COSMO – la fotografia fra scienza e arte – Il Festival è promosso e organizzato dal Centro Sperimentale di Fotografia Adams. Il Centro Sperimentale di Fotografia – Adams (C.S.F. Adams) bandisce una call for entry per fotografi italiani e non, che vogliano esporre il loro lavoro fotografico presso il festival internazionale.

TEMA CALL FOR ENTRY:
Il futuro della fantascienza? Ci viviamo dentro. […] (William Gibson)

Partendo da questa riflessione consegnataci dal noto scrittore in questa sezione troveranno ospitalità narrative fotografiche che interrogano il presente, con particolare attenzione al rapporto tra l’essere umano, la tecnologia, la scienza e la fantascienza. Complessità che si dibatte tra molteplicità ed esattezza, spazio definito dalla misura del nostro sguardo, dove tutto deve essere filtrato, reinventato, rimodulato, riscritto, rilocato, risemantizzato. Immagini che sondano confluenze, ibridazioni, interscambi, interferenze, divisioni e connessioni. È in questi spazi, in questi luoghi che ha dimora il futuro della fantascienza.

He looks like you al Fotografia Calabria Festival 2024! by Filippo Venturi

Il mio lavoro “He looks like you”, su mio figlio e mio padre - basato su fotografie, fotografie d’archivio, ecografie 3d e immagini generate con l’intelligenza artificiale - sarà esposto al Fotografia Calabria Festival, a San Lucido (CS), dal 26 luglio al 25 agosto 2024!

Questa terza edizione del festival ha come tema “Fotografia di Famiglie”, un genere che mi sta molto a cuore, specie quando viene indagato in modo autoriale.

Il festival, sotto la direzione artistica di Anna Catalano, prevede le mostre di fotografi/e che stimo e che non vedo l'ora di conoscere e ascoltare :)

Pierluigi Ciambra, LULLABY AND LAST GOODBYE
Noemi Comi, ALBUM DI FAMIGLIA
Franzi Kreis, GENERAZIONE BETA
Josh Kern, RÄUBER
Carole Mills Noronha, THE PLACE HE GOES
Catherine Panebianco, NO MEMORY IS EVER ALONE
Hyun-min Ryu, KIM SAE-HYUN
Tim Smith, IN THE WORLD BUT NOT OF IT
Sofia Uslenghi, MY GRANDMA AND I
Filippo Venturi, HE LOOKS LIKE YOU

www.fotografiacalabriafestival.it


Fotografia di famiglie è il tema e il titolo di Fotografia Calabria Festival 2024. Una scelta non casuale in cui singolare e plurale non hanno solo un senso grammaticale, ma anche sociale.

Anche quest’anno si torna ad indagare la fotografia come linguaggio della contemporaneità, questa volta declinato sul tema della famiglia e delle sue rappresentazioni. La fotografia come strumento che ci permette di riflettere sul presente, sui rapporti profondi e a volte complessi che nascono nelle famiglie, ma che sono in grado di esistere e di resistere anche oltre i legami biologici. La fotografia come linguaggio che in tantissime famiglie, di ogni parte del mondo, viene utilizzato per fissare momenti, per mantenere vivi emozioni e sentimenti, per custodire piccole storie.

La fotografia come medium per riscoprire e riappropriarci di tutti quei momenti che spesso restano cristallizzati in un album lasciato in qualche mobile di casa, ma che riaccende la nostra memoria appena ne sfogliamo le pagine.

Fotografia di famiglie indaga questo universo fatto di emozioni e di memorie, non solo digitali, trattando i temi della malattia, delle relazioni tra parenti - anche con l’intelligenza artificiale, inevitabile specchio del nostro tempo - e le storie di tutte quelle famiglie che si discostano dai modelli tradizionali e che esistono al di là dei legami di sangue. 

Anna Catalano
Direzione Artistica

Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border by Filippo Venturi

(in italiano sotto)

From 16 to 19 November, the PhotoVogue Festival 2023 was held in Milan, whose theme was 'What Makes Us Human? Image in the Age of A.I.".
I had the pleasure of being one of the speakers, with a lecture entitled 'Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border', and to exhibit my project Broken Mirror, together with authors such as Charlie Engman, Jonas Bendiksen, Michael Christopher Brown and others. The group exhibition was curated by Chiara Bardelli Nonino.
More info here: PhotoVogue Festival 2023.

Below you will find the transcript of my lecture in English and Italian.

A WITNESS TO REALITY
My name is Filippo Venturi and I am a documentary photographer. My job requires being a reliable witness of reality. Through my photographic projects, I tell true stories and strive to do so honestly for those who will observe my photographs. I also have a degree in Computer Science, so over the years I have carefully observed technological innovations, especially those related to imagery. In recent months, TTI (text to image) software has made remarkable progress. Today it can generate images that effectively mimic photographs. This has prompted me to reflect on the future of coexistence between photographs and images generated with artificial intelligence.

COEXISTENCE OF PHOTOGRAPHS AND SYNTHOGRAPHS
In some areas, such as advertising photography, the advertised product was already idealised and thus distanced from reality, with physical or digital interventions. Therefore, I believe that photographs and synthographs will be indistinguishable and alternating in this field, at least for those who consume them, aware of the distance from reality. There are already advertising campaigns created without the use of photographers. Maybe only a widely echoed campaign is needed to make this phenomenon evident to everyone.

COEXISTENCE OF PHOTOJOURNALISM AND SYNTHOGRAPHY
Concerning documentary photography and photojournalism, I hope they continue to travel on a parallel track to generated images. However, I acknowledge that this might not be the case in future.
A few months ago, Amnesty International used synthographs in place of photographs to protect Colombian protesters attending a 2019 protest, to promote a cause that, for this reason, finished in the background. Those synthographs attracted a lot of controversy, despite Amnesty International explicitly stated that they had used them. Surely they chose the wrong time to do this experiment.

COULD IT BE A FAIR IDENTIKIT OF REALITY?
However, I wonder whether, in the future, the generated images could be used to make what I call 'identikit of reality'. Already today, in the absence of a photograph, a sketch of a crime suspect is made based on eyewitness descriptions. When an event happens in the future without photographers ready to document it, will we reconstruct that event in that location, with images generated with the help of possible eyewitnesses? Already with photography we cannot show the complexity of reality. What to photograph, how to frame it, which photographs to discard, etc. represent so many layers where we forfeit a slice of reality. But representing it without any contact risks distancing us even further.

BROKEN MIRROR
In recent months, I started working with artificial intelligence and generating images. With these softwares I could have created any kind of image. I could have improvised as a comic book artist for example. But in the end I came back to themes I like and know better. I didn't want to use artificial intelligence simply as a shortcut, but I wanted it to be conceptually relevant within the visual project I was developing. In one of these works, I tried to portray in a different way the totalitarian dictatorship that characterises North Korea, a country I had already visited and reported on as a documentary photographic report. This work is called Broken Mirror and uses a language that mimics a documentary style in photography. The basic idea is to insert an alien and destabilising element into the daily life of North Koreans. I chose to introduce insects and spiders, which gradually increase in quantity and size, until they take complete control over the North Koreans. At some point though, the North Koreans themselves begin to transform into these giant insects and they finally become the creatures they used to fear: this actually symbolises their complete submission.

THE INVASIVE AND CONTROLLING NATURE OF TECHNOLOGY
Generating the images the way I had conceived and described them with the prompt, required thousands of attempts and a lot of frustration. The creative process was largely in the hands of artificial intelligence.
However, the selection of images was a compromise between what I wanted to achieve and what I was offered. I did not always get what I wanted. Other times the artificial intelligence inserted unexpected elements that I chose to keep. During this process, I realised that the metaphor I had used, did not just represent the North Korean totalitarian dictatorship, but it did also represent technology itself. In particular, its invasive and controlling nature. With my work, I therefore exploited the new potential that artificial intelligence offers, to express a fear I have towards it.

BREATHING REALITY
After several months fully immersed in this technology, I felt a strong need to return to photographing people's stories. This new technology will be part of the tools l use in the future, but the quiet, solitary nights spent at the computer generating images, reminded me why, at one point in my life, I set aside my passion for computing to embrace photography. I needed to step outside, breathe in reality and eventually capture its traces with my camera.

“Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border“ lecture at Photo Vogue Festival, Milan, Italy, November 18, 2023.


Dal 16 al 19 novembre si è tenuto il PhotoVogue Festival 2023 a Milano, il cui tema è “What Makes Us Human? Image in the Age of A.I.“.
Ho avuto il piacere di essere uno degli speaker, con una conferenza intitolata “Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border”, e di esporre il mio progetto Broken Mirror, assieme ad autori come Charlie Engman, Jonas Bendiksen, Michael Christopher Brown e altri ancora. La mostra collettiva era a cura di Chiara Bardelli Nonino.
Maggiori informazioni qui: PhotoVogue Festival 2023.

Di seguito troverete la trascrizione della mia conferenza in inglese e in italiano:

UN TESTIMONE DELLA REALTÀ
Mi chiamo Filippo Venturi e sono un fotografo documentarista. Il mio lavoro consiste nell’essere un testimone attendibile della realtà. Con i miei lavori fotografici racconto storie vere e cerco di farlo con onestà verso chi osserverà le mie fotografie. Ho anche una laurea in Scienze dell’Informazione e quindi negli anni ho osservato con attenzione le novità tecnologiche, soprattutto quelle legate all’immagine.
Negli ultimi mesi i software TTI (text to image) hanno fatto progressi notevoli. Oggi possono generare immagini che imitano con efficacia le fotografie. Questo mi ha spinto a riflettere sul futuro della convivenza fra fotografie e immagini generate con l’intelligenza artificiale. 

CONVIVENZA FRA FOTOGRAFIE E SINTOGRAFIE
In alcuni settori, come la fotografia pubblicitaria, il prodotto pubblicizzato veniva già idealizzato e quindi allontanato dalla realtà, con interventi fisici o digitali. Credo quindi che fotografie e sintografie (cioè le immagini generate) saranno indistinguibili e alternabili in questo campo, almeno per chi ne fruirà, consapevole della distanza dalla realtà. Ci sono già campagna pubblicitarie realizzate senza l’uso di fotografi. Forse manca soltanto una campagna pubblicitaria che abbia una grande eco e che raggiunga le masse, per rendere evidente a tutti questo fenomeno.

CONVIVENZA FRA FOTOGIORNALISMO E SINTOGRAFIE
Per quanto riguarda la fotografia documentaria e il fotogiornalismo, mi auguro che continuino a viaggiare su un binario parallelo da quello delle immagini generate. Ma so che probabilmente non sarà così.
Pochi mesi fa Amnesty International ha utilizzato delle sintografie in sostituzione delle fotografie, per tutelare i manifestanti colombiani presenti a una protesta del 2019, per promuovere una causa che per questo motivo è finita in secondo piano. Quelle sintografie hanno attirato molte polemiche, nonostante Amnesty International avesse dichiarato esplicitamente di averne fatto uso. Sicuramente hanno scelto il momento sbagliato per fare questo esperimento.

IDENTIKIT DELLA REALTÀ
Mi domando però se, in futuro, le immagini generate potranno essere usate per realizzare quelli che io chiamo “identikit della realtà”. Già oggi, in mancanza di una fotografia, viene realizzato un identikit di un sospettato di un crimine basandosi sulle descrizioni di testimoni oculari. Quando in futuro accadrà un evento senza fotografi pronti a documentarlo, ricostruiremo quell’evento in quel luogo, con immagini generate con l’aiuto di eventuali testimoni oculari? Già con la fotografia rinunciamo alla complessità della realtà. Cosa fotografare, come inquadrarlo, quali fotografie scartare, ecc. rappresentano tanti strati in cui rinunciamo ad una fetta di realtà. Ma rappresentarla senza alcun contatto con essa, rischia di allontanarci ancora di più da essa. 

BROKEN MIRROR
Nei mesi scorsi ho iniziato a lavorare con l’intelligenza artificiale e a generare immagini. Con questi software avrei potuto realizzare qualsiasi tipo di immagine. Avrei potuto improvvisarmi fumettista, ad esempio. Ma alla fine sono tornato ai temi a me più cari e che conosco meglio. Non volevo usare l’intelligenza artificiale soltanto come una scorciatoia, ma volevo che fosse concettualmente rilevante all’interno del progetto visivo che stavo sviluppando. In uno di questi lavori ho provato a raccontare in un modo diverso la dittatura totalitaria che caratterizza la Corea del Nord, un paese che avevo già visitato e raccontato come fotografo documentarista. Questo lavoro si intitola Broken Mirror e utilizza un linguaggio che imita quello documentarista. L’idea alla base consiste nell’inserire nella vita quotidiana dei nordcoreani un elemento alieno e destabilizzante. Ho scelto di inserire degli insetti, dei ragni e altro ancora, che gradualmente aumentato di quantità e dimensione, fino a prendere il controllo completo sui nordcoreani. Ad un certo punto i nordcoreani stessi iniziano a trasformarsi in questi insetti giganti, diventando le creature che temevano, simboleggiando il completamento della sottomissione. 

LA NATURA INVASIVA E CONTROLLANTE DELLA TECNOLOGIA
Generare le immagini così come le avevo pensate e descritte col prompt ha richiesto migliaia di tentativi e molta frustrazione. Il processo creativo era in gran parte affidato all’intelligenza artificiale. La selezione delle immagini era però un compromesso fra ciò che volevo ottenere e ciò che mi veniva proposto. Spesso non ho ottenuto quello che volevo. Altre volte l’intelligenza artificiale ha inserito elementi inaspettati che però ho scelto di tenere. Durante questo processo, ho realizzato che la metafora che avevo utilizzato non rappresentava soltanto la dittatura totalitaria nordcoreana, ma rappresentava la tecnologia stessa. In particolare la sua natura invasiva e controllante. Col mio lavoro ho quindi sfruttato le nuove potenzialità che l’intelligenza artificiale offre, per esprimere un timore che ho nei suoi confronti.

EMERSIONE
Dopo alcuni mesi di full immersion in questa tecnologia, ho sentito un forte bisogno di tornare a fotografare le storie delle persone, come se ne fossi stato in astinenza. Questa nuova tecnologia farà parte degli strumenti che adopererò anche in futuro, ma le ore notturne, silenziose e solitarie passate al computer a generare immagini mi hanno ricordato perché, a un certo punto della mia vita, avevo accantonato la mia passione per l’informatica per abbracciare quella per la fotografia. Avevo bisogno di uscire e di respirare la realtà e, infine, di raccoglierne le tracce con la mia macchina fotografica.