Corea

Nella rete by Filippo Venturi

Guidavo per le campagne coreane quando ho notato un pescatore intento a catturare pesci con una rete. Ho parcheggiato l'auto, siamo scesi e gli siamo andati incontro. Non parlavamo la stessa lingua ma vedendo la mia fotocamera ha capito che ero intenzionato a ritrarlo proprio lì, in mezzo al fiume. Cosa che mi ha concesso. Subito dopo, come colpito da una illuminazione, col movimento delle mani ci ha invitati in casa sua dove ci ha presentati una donna e un altro uomo. Nessuno capiva nessuno, ma si sono fatti ritrarre dentro e fuori casa mentre, intanto, allestivano una tavola per offrirci la cena.

Questo incontro mi ha vagamente ricordato il racconto Viewfinder, di uno dei miei scrittori preferiti. Rivedendo le fotografie, c'è qualcosa di più, un sapore cinematografico che permea i loro volti. In particolare, il ritratto davanti alla casa mi fa pensare a una locandina di un film, i cui personaggi sembrano adorabili.

Intervista su Arte.Go by Filippo Venturi

Sul sito Arte.Go è uscita una mia intervista a cura di Francesca Piperis, in cui si parlo dei miei progetti, compresi quelli realizzati con l’intelligenza artificiale, come “Broken mirror”, “He looks like you” e “AI and prejudice”, nei quali tocco tematiche a me care o che seguo da anni, come il vivere sotto una dittatura, la mia famiglia e i pregiudizi che limitano le libertà e i diritti di gruppi di persone.

Qui l’articolo originale: L’Intelligenza Artificiale come metafora fotografica. Intervista a Filippo Venturi


Critica sociale, creatività ed impegno politico, tre differenti dimensioni che trovano un punto d’incontro nelle opere di Filippo Venturi, fotografo documentarista italiano particolarmente interessato alla denuncia di oppressioni dittatoriali e alla difesa delle minoranze a livello globale, anche servendosi di strumenti inusuali per il suo ambito d’azione, come l’AI.

Attraverso i software di intelligenza artificiale Venturi plasma elementi che acquisiscono valore durante il processo di inserimento all’interno dei suoi progetti fotografici. L’introduzione nelle fotografie di componenti artificiali quali gli insetti di Broken Mirror – a simboleggiare le forme di oppressione sul popolo nordcoreano – equivale ad un valore aggiunto che difficilmente potrà essere scambiato per “scorciatoia”.
L’artista, infatti, descrive le fasi ed il tempo di concepimento delle sue produzioni in maniera dettagliata, dimostrando il grande impegno necessario per l’esercizio di queste nuove tecnologie. Numerose sono le pubblicazioni, gli incontri e i workshop riguardanti l’evoluzione dell’AI nell’ambiente artistico e fotografico che lo vedono protagonista, a dimostrazione del fatto che Venturi è in prima linea nella difesa di questi mezzi rivoluzionari, che certo nascondono alcune problematiche.

L’intervista

[Francesca Piperis]: Lei nasce come fotografo documentarista, legato quindi alla rappresentazione fattuale di eventi ed ambienti appartenenti alla realtà contemporanea. In che modo è giunto all’utilizzo di strumenti AI, che invece alterano la veridicità delle immagini?

[Filippo Venturi]: Oltre a essere un fotografo documentarista da ormai 13 anni, in una vita precedente mi sono laureato in Scienze dell’Informazione e quindi, per un certo periodo, ho lavorato come informatico. Di quegli anni mi è rimasta la curiosità e l’attenzione verso le novità tecnologiche, soprattutto quelle legate alle immagini. Quando nel corso degli ultimi anni i software generativi di immagini, che utilizzano l’intelligenza artificiale, hanno iniziato a poter imitare la fotografia, ho trovato la cosa molto affascinante, ma anche inquietante. Le immagini generate possono, appunto, imitare la fotografia e, nel caso di quelle fotogiornalistiche o documentaristiche, sfruttarne la credibilità. Da un lato questo è positivo perché, sebbene possa sembrare assurdo detto da uno che fa il mio mestiere, la fotografia ha goduto spesso di troppa credibilità e quindi iniziare a dubitare, a verificare, a confrontare le fonti, anche quando si parla di fotografia, è importante. Dall’altro lato però c’è il rischio che questa credibilità si perda completamente e questo sarebbe un eccesso nella direzione opposta. Quando ho iniziato a utilizzare questi strumenti, che sfruttano l’intelligenza artificiale, l’ho fatto per comprenderli, per poterci ragionare sopra e anche per generare riflessioni sul ruolo della fotografia, su come potranno convivere fotografie e immagini generate, sui rischi che ne conseguono, ma anche sulle potenzialità che questa nuova tecnologia offre.

Questa sua esigenza di raccontare la realtà in maniera fotografica scaturisce da eventi o fatti specifici della sua vita personale?

Confesso che dietro il mio approccio alla fotografia e alla necessità di raccontare storie vere, non c’è qualche ricordo o aneddoto romantico, magari legato a qualche familiare che mi abbia trasmesso questa passione. Nel mio caso è stato un processo spontaneo. Probabilmente, a un certo punto della mia vita, avevo la necessità di trovare un mezzo, un linguaggio, con cui esprimere i miei sentimenti e anche la mia parte più creativa e autoriale, e la fortuna ha voluto che incontrassi la fotografia!

Le va di descrivere le fasi di “concepimento” e successiva realizzazione della sua opera Broken Mirror? Quale riscontro ha avuto sul pubblico? Ritiene che l’AI le abbia permesso di raccontare in maniera efficace la sua idea iniziale?

La generazione di immagini ha un enorme potenziale: avrei potuto sbizzarrirmi e tentare qualunque strada. Anche improvvisarmi un fumettista, ad esempio. Quando però ho ragionato su quale progetto avrei potuto sviluppare, sono tornato alle tematiche a me care e che conosco meglio. Non volevo usare l’intelligenza artificiale soltanto come una scorciatoia, ma volevo che fosse concettualmente rilevante all’interno del progetto visivo che stavo sviluppando. In uno di questi lavori ho provato a raccontare in un modo diverso la dittatura totalitaria che caratterizza la Corea del Nord, un paese che avevo già visitato e raccontato come fotografo documentarista. Questo lavoro si intitola Broken Mirror e utilizza un linguaggio simile al mio.
L’idea alla base consiste nell’inserire nella vita quotidiana dei nordcoreani un elemento alieno e destabilizzante. Ho scelto di inserire degli insetti, dei ragni e altro ancora, che gradualmente aumentano in quantità e dimensione, fino a prendere il controllo completo sulla popolazione. Ad un certo punto i nordcoreani stessi iniziano a trasformarsi in questi insetti giganti, diventando le creature che temevano, e questo simboleggia il completamento della sottomissione. Generare le immagini, così come le avevo pensate e descritte col prompt, ha richiesto migliaia di tentativi e molta frustrazione. Il processo creativo era in gran parte affidato all’intelligenza artificiale. La selezione delle immagini era però un compromesso fra ciò che volevo ottenere e ciò che mi veniva proposto. Spesso non ho ottenuto quello che volevo. Altre volte l’intelligenza artificiale ha inserito elementi inaspettati che però ho scelto di tenere. Durante questo processo, ho realizzato che la metafora che avevo utilizzato non rappresentava soltanto la dittatura totalitaria nordcoreana, ma rappresentava la tecnologia stessa. In particolare la sua natura invasiva e controllante. Col mio lavoro ho quindi sfruttato le nuove potenzialità che l’intelligenza artificiale offre, per esprimere un timore che ho nei suoi confronti. Questo progetto è stato accolto con molto interesse, anche nel mio settore, quello fotogiornalistico, dove tendenzialmente c’è diffidenza e timore verso questa nuova tecnologia. La mia onestà verso l’osservatore – fondamentale anche quando utilizzo soltanto la fotografia – è stata sicuramente utile nel trovare ascolto, ma anche il tempismo ha giocato a mio favore visto che, a inizio anno, non c’erano molti progetti sviluppati con questa nuova tecnologia.

A differenza della precedente, l’opera fotografica He looks like you è profondamente personale, racconta infatti uno spaccato della sua vita molto commovente e si potrebbe dire distante dal quel filone “documentaristico”. Come nasce l’idea di raccontare di sé in modo così intimo all’interno della sua produzione?

A febbraio di quest’anno sono trascorsi esattamente dieci anni dalla scomparsa di mio padre Giorgio. Mio figlio Ulisse ne ha soltanto 5 e quindi non ha mai potuto conoscerlo. Questo rappresenta per me un grande rammarico. In quelle settimane ho tentato di creare delle immagini, fornendo al software generativo delle autentiche fotografie, così da tentare di ottenere una estensione dei miei album fotografici di famiglia. Desideravo vedere mio padre e mio figlio conoscersi, giocare insieme e vivere quei momenti che non hanno mai potuto condividere. Avrei potuto realizzare questo progetto ricorrendo a soluzioni già note, come ai fotomontaggi oppure alle illustrazioni, ma non sarebbe stata la stessa cosa perché avrei avuto il pieno controllo su ogni aspetto. Quando il software generativo crea l’immagine, si basa sugli input che gli si forniscono, ma in gran parte improvvisa tutti quei dettagli e quelle informazioni che invece non gli vengono date. Per spiegarmi meglio, io davo al software delle fotografie di mio padre e mio figlio e gli chiedevo di generare immagini dove quell’uomo e quel bambino giocassero assieme, ma non avevo la possibilità (per motivi diversi, compreso il fatto che questi software sono ancora acerbi) di definire ogni dettaglio e quindi, quando l’immagine veniva generata, io stesso venivo sorpreso dal risultato. Le posture, i contatti fra i corpi, la direzione in cui guardavano i volti e tanto altro erano imprevedibili. Assistevo quindi a una sorta di magia e l’imprevedibilità che caratterizzava queste immagini potevo confonderla con l’autenticità; questo mi faceva “sentire” quelle immagini ad un livello molto profondo. Chiaramente sapevo che stavo osservando momenti mai avvenuti, in luoghi mai esistiti, ma potevo abbandonarmi alla fede verso quelle immagini per qualche istante e trarne una forma di beneficio.

Uno dei progetti che maggiormente riflette le problematiche sociopolitiche attuali è sicuramente AI and prejudice. La disparità di genere, infatti, è da anni alimentata dagli algoritmi di software AI programmati al fine di censurare qualunque allusione (sessuale e non) alla nudità femminile. Ritiene che la lotta per la gender equality possa essere supportata in futuro dagli strumenti intelligenti o questi ultimi continueranno ad ostacolare questo tipo di emancipazione?

Potenzialmente questi strumenti possono essere utilizzati a fin di bene, ma è necessario che questa volontà venga sostenuta e promossa. Oggi credo sia difficile prevedere se saranno più gli effettivi benefici oppure se i problemi già presenti saranno amplificati da questi strumenti. È innegabile che le intelligenze artificiali soffrano di bias – soprattutto verso minoranze e gruppi che già sono bersaglio di pregiudizi e che lottano per veder riconosciuti i propri diritti – ma sono combattuto sul da farsi. Mantenere questi pregiudizi ci ricorda che questi problemi esistono. Rimuoverli dalle intelligenze artificiali renderebbe più giusto il mondo digitale e virtuale, ma potrebbe anche falsare la nostra percezione e convincerci che siano stati risolti anche nel mondo reale e farci quindi abbassare la guardia. Si tratta di una battaglia che deve essere affrontata anche da chi non è vittima di queste tendenze (o magari ne è persino privilegiato), ma se queste persone non vivono le problematiche sulla propria pelle e non le percepiscono più come attuali, c’è il rischio di indebolire la presa di coscienza e il movimento intero.

In alcune delle sue opere ha utilizzato il software AI Midjourney, ritiene che dal punto di vista della prestazione generativa possa sostituire o affiancare strumenti di renderizzazione di immagini digitali? Crede che vi siano delle parti o funzionalità della piattaforma che necessitano di miglioramenti o cambiamenti radicali?

In futuro non escludo che Midjourney e altri software analoghi possano sostituirsi a molti strumenti, compresi quelli di renderizzazione. In certi momenti sembra che si tratti soltanto di pochi mesi o anni per evoluzioni strabilianti, ma a volte ho la sensazione che i tempi saranno più lunghi. Tornando a Midjourney, proprio in queste ore è uscita la versione 6 e, pare, che certe cose date per assodate non siano più così solide, come ad esempio la composizione del dataset dato in pasto all’intelligenza artificiale per l’apprendimento e il fatto che questo tenga traccia delle immagini, anche coperte dal diritto d’autore. Molte sono le polemiche riguardo il suo utilizzo, attualmente. Citando Il Nome della Rosa di Umberto Eco, concludo dicendo che “per non apparire sciocco dopo, rinuncio ad apparire astuto ora. Lasciami pensare sino a domani, almeno”.

Sono numerosi, ad oggi, i pregiudizi riguardanti l’utilizzo autoriale dell’intelligenza artificiale. Questi nuovi strumenti faticano a normalizzarsi nell’ambito artistico, ha mai avuto problemi per il riconoscimento effettivo della paternità delle fotografie “artificiali”, per così dire?

Anche questa materia è ancora in fase di definizione e credo che occorrerà ancora tempo prima di avere norme a livello europeo, e non solo, che regolino questi aspetti, come il diritto d’autore. Quelle volte in cui mi è capitato di pubblicare le immagini generate con l’intelligenza artificiale sui giornali, come ad esempio sul settimanale Internazionale, non ho avuto alcun problema nel farmi riconoscere la paternità delle stesse e nel farmi retribuire per il mio apporto. Come spiegavo quando parlavo del progetto Broken Mirror, ottenere ogni immagine che lo compone ha richiesto migliaia di tentativi e nel complesso ho stimato circa 70 ore di lavoro al computer, nelle quali mi sono impegnato a immaginare e descrivere quali situazioni visive generare, a individuare dei riferimenti visivi, metaforici e simbolici che fossero utili al tema del progetto e, infine, quali risultati selezionare e quali scartare. Spesso il lavoro consisteva nel modificare, correggere e ritentare. A parer mio, se si ha un’idea o un messaggio da trasmettere e si usa lo strumento adatto per veicolarlo o per stimolare riflessioni, allora il tempo dedicatogli ha un valore, anche autoriale. Qualcuno vede nella rapidità del generare un’immagine con un’intelligenza artificiale l’assenza di questo valore. Scattare una fotografia è ancora più semplice e veloce, ma oggi quasi tutti riconoscono ad un progetto fotografico riuscito una complessità, una ricerca e una chiarezza di intenti che sono completamente slegati dalla rapidità del premere il tasto della fotocamera. In futuro mi aspetto che anche i progetti realizzati con questa nuova tecnologia, quelli riusciti intendo, vedranno riconosciuto l’aspetto autoriale.

In merito ai numerosi workshop, quali sono gli argomenti (legati certo allo sviluppo dell’intelligenza artificiale) che maggiormente tratta all’interno dei suoi incontri? Su quali problematiche o funzionalità intelligenti si sofferma maggiormente?

In generale svolgo corsi e workshop sul fotogiornalismo e sulla fotografia documentaria. Da quando abbiamo a che fare con i software generativi che sfruttano l’intelligenza artificiale, ho creato nuovi corsi che descrivono la differenza abissale di approccio e sviluppo di un progetto di fotografia documentaria da quello realizzato con l’intelligenza artificiale. Da qui approfondisco poi le possibili problematiche provocate dall’inevitabile convivenza di fotografie e immagini generare. Ragiono con gli studenti e insieme confrontiamo le nostre riflessioni su come la narrazione visiva possa essere compromessa oppure arricchita da questa nuova tecnologia. Porto e analizzo alcuni casi di studio molto interessanti avvenuti negli ultimi anni e in questi mesi. Non è raro che io stesso impari qualcosa dai miei studenti, in questi corsi dove ci interroghiamo sul futuro della realtà, su come questa potrà essere testimoniata, raccontata e, in certi casi, alterata.

Concludendo le chiedo se consiglierebbe ad un giovane artista/fotografo interessato alla sperimentazione fotografica, di tentare un approccio sperimentale all’AI, in modo da padroneggiare gli strumenti che a tutti gli effetti rappresentano forse il futuro della produzione artistica.

Ad un giovane che crea e lavora a livello visivo, consiglierei di sperimentare tutto, anche l’intelligenza artificiale. Se fosse alle prime armi, però, gli consiglierei di partire da un mezzo e un linguaggio ben definito, come la fotografia (ma non solo). Partire con l’intelligenza artificiale potrebbe risultare dispersivo: ha un potenziale così elevato da poter anche confondere e demoralizzare. Avere invece dei confini ben precisi, aiuta nel seguire il proprio percorso di crescita e, ad un certo punto, a varcare quei confini.

Best 9 Instagram 2023 by Filippo Venturi

Anche quest’anno il mio best 9 di Instagram (cioè i miei post che hanno suscitato più interesse) sono una buona traccia per ricordare gli avvenimenti, che mi hanno toccato direttamente, più importanti dell’anno che volge al termine!

Ci sono 4 fotografie con cui ho documentato l’alluvione che ha colpito la mia regione, in particolare di Cesena e Forlì. Ci sono 4 immagini generate con l’intelligenza artificiale. C’è una fotografia molto tenera scattata a Seoul sul finire del 2022, ma pubblicata nel 2023.

Entrando nel dettaglio:

- La fotografia scattata a Seoul risale all’ennesimo mio viaggio nella penisola coreana, in cui ho portato a termine il terzo capitolo del mio progetto intitolato “Awakenings”, dove racconto e raccolgo le testimonianze dei nordcoreani che sono fuggiti dal regime totalitario e che oggi vivono in Corea del Sud. Info: https://t.ly/qqTMp

- Delle 4 fotografie con cui ho documentato l’alluvione: una mostra i ragazzi della comunità senegalese che sono intervenuti per aiutare i propri amici che vivono in uno dei quartieri più colpiti, ma anche gli abitanti più anziani. Sono felice di essere arrivato proprio al momento giusto, per fotografare e smentire certi luoghi comuni che si stavano diffondendo persino durante un momento così drammatico. Una seconda fotografia mostra tracce di mani infangate all’interno di una abitazione cesenate. Un’altra mostra un campetto da basket allagato e infine c’è una catasta di libri da cui ne spuntava uno il cui titolo richiama l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”. Io non ho modificato la situazione, chi ha ammassato quei libri probabilmente aveva per la testa cose più importanti che disporre quel libro in quella posizione, quindi si è trattato di una coincidenza curiosa e, in qualche modo, incoraggiante. Qui trovate altre mie fotografie dell’alluvione: https://t.ly/Q6d3b.

- Delle 4 immagini generate con l’intelligenza artificiale: una mostra la mia prima pubblicazione di questo tipo, sul settimanale Internazionale, con immagini tratte dal mio lavoro Broken Mirror; qui maggiori info: https://t.ly/360q_. Un’altra mostra mio padre Giorgio e mio figlio Ulisse passare del tempo insieme, nonostante non abbiano mai avuto l’occasione di conoscersi. Il lavoro completo si intitola He looks like you; qui maggiori info: https://t.ly/VX2ms. La terza è sempre tratta da Broken Mirror; qui maggiori info: https://t.ly/360q_. Infine, la quarta, è tratta da una provocazione che ho voluto fare, generando le ipotetiche immagini che avrebbero potuto vincere tutte le edizioni del World Press Photo, il principale premio rivolto ai fotogiornalisti; maggiori info qui: https://t.ly/oCGXs.

CSAT, Suneung (South Korea) by Filippo Venturi

(in italiano sotto)

Every year in November, South Korea holds the college entrance exam, called Suneung or also CSAT (College Scholastic Ability Test), which lasts 9 hours and involves about 500.000 students. This year it was held on November 17, 2023.

For young South Koreans, it represents a very important step that will decide their future: depending on their results, they will either be able to enter the most prestigious universities, the so-called SKY (Seoul University, Korea University and Yonsei University), or they will have to scale back their own expectations and (especially) those of their parents.

South Korean society is characterized by a very high level of competition, touching on school, university, work, and even aesthetics. Young people find themselves growing up with the same ideals in mind and passing through compulsory stages: the best grades to get into the best universities that will lead to the best jobs. The country pushes young people toward an alienating and surreal standardization, the exact opposite of what happens in many Western countries, where success is achieved by standing out from the crowd.

For this reason, Suneung represents the most stressful time in a South Korean student's life. The psychological pressure on girls and boys is enormous, even in the family environment, the stress level is extremely high, and failure can lead to serious consequences such as depression, social isolation, alcoholism or suicide (South Korea is one of the countries with the highest suicide rate in the world).

To make it easier for students to cope with the exam, the South Korean government takes various measures, such as changing airline flight schedules so that they do not disturb with their noise, especially during the conduct of the English test. Businesses and government offices open only after the exam has begun, to prevent students from encountering traffic and arriving late. Cabs are free for the entire test day. Police officers are made available to drive those students to school who are in danger of arriving late and missing the test.


Ogni anno, nel mese di novembre, in Corea del Sud si svolge l'esame di ammissione all'università, chiamato Suneung o anche CSAT (College Scholastic Ability Test), della durata di 9 ore e che coinvolge circa 500 mila studenti. Quest'anno si è tenuto il 17 novembre 2023.

Per i giovani sudcoreani rappresenta un importantissimo step che deciderà il loro futuro: in base al risultato ottenuto potranno accedere alle università più prestigiose, le cosiddette SKY (Seoul University, Korea University e Yonsei University), oppure dovranno ridimensionare le proprie aspettative e (soprattutto) quelle dei genitori.

La società sudcoreana è caratterizzata da una competizione molto elevata, che tocca l'ambito scolastico, universitario, lavorativo e anche estetico. I giovani si trovano a crescere avendo in mente gli stessi ideali e passando per tappe obbligatorie: i migliori voti per accedere alle migliori università che consentiranno di arrivare ai migliori lavori. Il paese spinge i giovani verso una standardizzazione straniante e surreale, l'esatto contrario di quanto avviene in molti paesi occidentali, dove il successo è raggiunto distinguendosi dalla massa.

Per questo motivo il Suneung rappresenta il momento più stressante della vita di uno studente sudcoreano. La pressione psicologica verso ragazze e ragazzi è enorme, anche in ambito familiare, il livello di stress è altissimo e un insuccesso può portare a gravi conseguenze come depressione, isolamento sociale, alcolismo o suicidio (la Corea del Sud è uno dei paesi col tasso di suicidi più alto al mondo).

Per facilitare gli studenti nel sostenere l’esame, il governo sudcoreano adotta varie misure, come quella di modificare gli orari dei voli aerei in modo che non disturbino col loro rumore, in particolare durante lo svolgimento della prova di inglese. Le attività commerciali e gli uffici pubblici aprono solo dopo che l'esame è iniziato, per evitare che gli studenti possano trovare traffico e arrivare in ritardo. I taxi sono gratuiti per l'intera giornata di test. Agenti di polizia sono messi a disposizione per accompagnare a scuola quegli studenti che rischiassero di arrivare in ritardo e saltare il test.

Yogyesa Temple, si tratta del tempio principale dell'Ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova nel centro di Seoul ed è uno dei templi dove i genitori degli studenti che affrontano l'esame vanno a pregare e a lasciare messaggi di speranza per il risultato che otterranno i propri figli. Seoul, Corea del Sud, 13/11/2022.

Yogyesa Temple, this is the main temple of the Jogye Order of Korean Buddhism. It is located in downtown Seoul and it is one of the temples where parents of students taking the university entrance exam go to pray and leave messages of hope for the outcome their children will get. Seoul, South Korea, 11/13/2022.

Yogyesa Temple, si tratta del tempio principale dell'Ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova nel centro di Seoul ed è uno dei templi dove i genitori degli studenti che affrontano l'esame vanno a pregare e a lasciare messaggi di speranza per il risultato che otterranno i propri figli. Seoul, Corea del Sud, 13/11/2022.

Yogyesa Temple, this is the main temple of the Jogye Order of Korean Buddhism. It is located in downtown Seoul and it is one of the temples where parents of students taking the university entrance exam go to pray and leave messages of hope for the outcome their children will get. Seoul, South Korea, 11/13/2022.

Yogyesa Temple, si tratta del tempio principale dell'Ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova nel centro di Seoul ed è uno dei templi dove i genitori degli studenti che affrontano l'esame vanno a pregare e a lasciare messaggi di speranza per il risultato che otterranno i propri figli. Seoul, Corea del Sud, 13/11/2022.

Yogyesa Temple, this is the main temple of the Jogye Order of Korean Buddhism. It is located in downtown Seoul and it is one of the temples where parents of students taking the university entrance exam go to pray and leave messages of hope for the outcome their children will get. Seoul, South Korea, 11/13/2022.

Yogyesa Temple, si tratta del tempio principale dell'Ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova nel centro di Seoul ed è uno dei templi dove i genitori degli studenti che affrontano l'esame vanno a pregare e a lasciare messaggi di speranza per il risultato che otterranno i propri figli. Seoul, Corea del Sud, 13/11/2022.

Yogyesa Temple, this is the main temple of the Jogye Order of Korean Buddhism. It is located in downtown Seoul and it is one of the temples where parents of students taking the university entrance exam go to pray and leave messages of hope for the outcome their children will get. Seoul, South Korea, 11/13/2022.

Studenti varcano i cancelli di una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

Students walk through the gates of one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Giornalisti e fotografi documentano l'ingresso degli studenti in una delle scuole sede dell'esame e i saluti che poco prima scambiano con i genitori. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

Journalists and photographers document the students' entrance into one of the schools hosting the exam and the greetings they exchange with their parents shortly before. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Il fratello minore e i genitori di uno studente appena entrato in una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

The younger sibling and parents of a student who has just entered one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Alcuni studenti posano per una fotografia prima di entrare in una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

Some students pose for a photograph before entering one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Uno studente saluta la madre prima di varcare i cancelli di una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

A student greets his mother before stepping through the gates of one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Uno studente in ritardo viene accompagnato in una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

A tardy student is dropped off at one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Awakenings premiato al Festival di Fotografia Etica di Lodi by Filippo Venturi

Il mio lavoro "Awakenings", sui nordcoreani fuggiti dal proprio paese, svolto in collaborazione con l'ONG People for Successful Corean Reunification (PSCORE), è stato premiato nella Open call "Nonprofit World 2023", del Festival di Fotografia Etica di Lodi!

Durante il festival (dal 29 settembre al 30 ottobre 2023), terrò delle visite guidate alla mostra; le date esatte saranno rese note più avanti. Per chi vorrà, ci vediamo a Lodi.

Sito della Call, con i lavori premiati: https://www.festivaldellafotografiaetica.it/ong-selezionate-2023/
Sito della ONG: https://pscore.org

Programma del Festival

Awakenings finalist al Nonprofit World 2023 del Festival di Fotografia Etica di Lodi by Filippo Venturi

Il mio lavoro "Awakenings", sui nordcoreani fuggiti dal proprio paese, svolto con l'ONG People for Successful Corean Reunification (PSCORE), è fra i finalisti della Open call "Nonprofit World 2023" del Festival di Fotografia Etica di Lodi!

Sito della Call, con i finalisti: https://t.ly/XgMIR
Sito della ONG: https://pscore.org

Awakenings vincitore all'Helsinki Photo Festival by Filippo Venturi

Con grande piacere ho saputo che il mio lavoro “Awakenings”, sui nordcoreani che sono fuggiti dalla Corea del Nord, è fra i lavori premiati all’Helsinki Photo Festival di quest’anno, il cui tema era “Courage”.
Il lavoro sarà in mostra dal 4 agosto al 30 ottobre 2023!

Questo il sito ufficiale: helsinkiphotofestival.com

Di seguito l’elenco dei fotografi e dei lavori selezionati, che saranno in mostra al Festival:
Rebecca Bowring / CH
Chantal Pinzi / IT
JJ Lorenzo / ES
Lys Arango / ES
Sitara Thalia Ambrosio / DE
ursula groos / DE
AJ Skuy / ZA
Annamaria Belloni / IT
Byron Smith / US
Verena Andrea Prenner / AT
Hendra Eka / ID
Emanuele Occhipinti / IT
Rolf-Göran Åström / SE
Julia Wimmerlin / UA
Filippo Venturi / IT
Robin Hinsch / DE
Giles Clarke / GB
Pierpaolo Mittica / IT
Alisa Martynova / RU
Yannis Zindrilis / GR
Seok-Woo Song / KR
Ernst Coppejans / NL
Ingeborg Everaerd / NL
Beniamino Pisati / IT
Alice Mann / ZA
Karianne Bueno / NL
Cindy Blažević / CA
Gignouxphotos / US
Caribay / VE
Elisa Mariotti / IT
Alain Schroeder / BE
Catherine Lemblé / BE
Sarah Mei Herman / NL
Fernanda Soto Mastrantonio / CL
Antonio Pérez / ES
Florence Goupil / PE
Patrick Junker & Jonathan Terlinden / DE
Laara Dashti / FR
Thomas Victor / DE
Natalya Saprunova / RU

Open call winner / Nordic Village / Helsinki Photo Festival 2023
Björn Nilsson / SE
Haakon Sand / NO
Rolf-Göran Åström / SE
Sofi Lundin / SE
Mikkel Hørlyck / DK
Aija Svensson / FI
Maija Bondar / FI
Emmi Roosling / SE
Darina Rodionova / FI
Maja Nydal Eriksen / DK


Aggiornamento: alcune fotografie delle mostre allestite in varie sedi della città di Helsinki, fra cui il Giardino botanico Kaisaniemi, in centro.

Finalista al Cortona On The Move Award by Filippo Venturi

Con grande piacere ho saputo che il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con una intelligenza artificiale, è fra i 10 finalisti del prestigioso premio Cortona On The Move Award, del festival fotografico omonimo! Di seguito l’annuncio ufficiale:

Siamo felici di rivelare i dieci autori finalisti della seconda edizione del Cortona On The Move Award!

• Alexandra Polina, con “Steindamm-Atlas”
• Camille Lenain, con “Made Of Smokeless Fire”
• Dima Kornilov, con “Submission”
• Dina Oganova, con “#MeToo”
• Enayat Asadi, con “Survivors of Death Row”
• Filippo Venturi, con “Broken Mirror”
• Gabriele Stabile, con “Swim till I Sank”
• Javier Arcenillas, con “Dought”
• Tim Smith, con “In The World But Not Of It”
• Valery Poshtarov, con “Father and Son”

I tre vincitori - il primo classificato otterrà un premio in denaro di 3.000€, il secondo e il terzo vedranno il proprio lavoro pubblicato sulla piattaforma LensCulture - saranno annunciati nella serata di sabato 15 luglio sul palco del Teatro Signorelli, a Cortona, durante le giornate inaugurali di Cortona On The Move 2023.
Ti aspettiamo per scoprirli insieme!

Sito ufficiale: www.cortonaonthemove.com

Menzione speciale del Fotografia Calabria Festival per Broken Mirror by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con una intelligenza artificiale, ha ricevuto una menzione speciale dal Fotografia Calabria Festival! Di seguito il comunicato ufficiale.

Con grande piacere annunciamo che Filippo Venturi ha ricevuto la menzione speciale di Fotografia Calabria Festival per il progetto "Broken mirror".
Un lavoro che si è distinto per aver affrontato il tema del Cambiamento attraverso un linguaggio e uno strumento di grande attualità, l'Intelligenza Artificiale. Frutto di un lungo lavoro di ricerca formale ed estetica, "Broken mirror" invita a riflettere sul futuro e sui cambiamenti non solo della Fotografia, ma di tutti i linguaggi visivi e non.
È per questo che siamo felici di dare a Filippo Venturi questo riconoscimento speciale e di dedicare al suo lavoro l'attenzione che merita. Con l'augurio che possa rappresentare per tutti, esperti e non, un'occasione di confronto costruttivo sulle potenzialità dell'Intelligenza Artificiale e del suo impiego anche nell'arte della Fotografia.
Filippo Venturi è un fotografo documentario italiano. Produce progetti riguardanti l'identità e la condizione umana. Negli ultimi anni è stato impegnato in un progetto nella penisola coreana, guadagnandosi il premio Sony World Photography, il LensCulture Emerging Talent Premio. Le sue opere sono state pubblicate su importanti riviste internazionali, come National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa.

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With great pleasure that we announce that Filippo Venturi has received a special mention from Fotografia Calabria Festival for the project “Broken mirror”. A work that stood out for having tackled the Change's subject through a highly topical language and tool, the Artificial Intelligence.
Result of a long process of formal and aesthetic research, “Broken mirror” invites us to reflect on the future and changes not only in photography, but in all visual and non-visual languages.
This is why we are happy to give to Filippo Venturi this special recognition and to dedicate his work the attention it deserves. With the hope that it can represent for everyone, experts and non-experts alike, an opportunity for constructive discussion about the Artificial Intelligence's potential and its use, also in the Photography's art.
Filippo Venturi is an Italian documentary photographer. He produces personal projects concerning identity and the human condition. For the past years he has been engaged in a project on the Korean peninsula, earning him the Sony World Photography award, the LensCulture Emerging Talent Award. His works have been published in leading international magazines, such as National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera and La Stampa.

Incontro con l'autore: Filippo Venturi by Filippo Venturi

Martedì 24 gennaio 2023, presso il Circolo Fotografico Cervese, interverrò in un incontro pubblico dove si parlerà di fotografia e dove presenterà un po’ dei miei lavori e progetti!

Incontro con l'autore: Filippo Venturi
Circolo Fotografico Cervese, alle ore 21.00.
presso Biblioteca Maria Goia, Via Circonvallazione E. Sacchetti 113 - Cervia (ingresso lato destro)

Filippo Venturi è un fotografo documentarista. Realizza progetti su storie e problematiche riguardanti l'identità e la condizione umana.
I suoi lavori sono stati pubblicati su magazine e quotidiani come National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Vanity Fair, Marie Claire, Newsweek, Geo, Der Spiegel, Die Zeit, Das Magazin, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera and La Stampa.
Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla penisola coreana, che è stato premiato con il Sony World Photography Awards, il LensCulture Emerging Talent Awards, il Premio Il Reportage, il Premio Voglino e il Portfolio Italia - Gran Premio Hasselblad.
I suoi lavori sono stati esposti in musei e festival in Italia e all'estero: al Foro Boario di Modena come "Nuovo Talento" di Fondazione Fotografia Modena, al MACRO - Museo d'Arte Contemporanea di Roma, alla Somerset House di Londra, allo U Space di Pechino, alla Willy Brandt Haus di Berlino, al Sony Square di New York City, al Copenhagen Photo Festival, al Voies Off Awards at Les Rencontres d'Arles, al Festival Photolux di Lucca, al SI Fest di Savignano sul Rubicone, al Riaperture Photofestival di Ferrara, al PhMuseum Days Photo Festival di Bologna e al Festival della Fotografia Etica di Lodi.
Nel 2022 il suo lavoro "Foundations of a Mirage" è stato nominato nel prestigioso premio Leica Oskar Barnack Award.