Fotografia partecipativa
Negli ultimi anni ho condotto diverse attività di divulgazione e insegnamento, come public talk, masterclass e workshop di fotografia.
Inoltre, in collaborazione con Festival, Associazioni ed Enti ho sviluppato in diversi contesti Laboratori basati sulla fotografia partecipativa: una tecnica che prevede il coinvolgimento e il contributo visivo dei cittadini, con lo scopo di favorire la consapevolezza e l’integrazione di giovani, immigrati e cittadini con fragilità. Questi progetti funzionano su due livelli: la condivisione del percorso e il risultato artistico/fotografico. Il primo livello è utile a instaurare un legame fra i partecipanti, il docente e le figure di supporto e al tempo stesso trasmettere nozioni del linguaggio fotografico. Il secondo livello è il frutto del laboratorio, che rappresenta anche il canale di comunicazione con la comunità.
Per proposte di collaborazione, potete contattarmi all’indirizzo email filippo.venturi@gmail.com
PROGETTI SVOLTI
Lo strumento fotografico per molti anni è stato riservato a pochi professionisti. Negli ultimi tempi però abbiamo si è assistito ad una rapida ascesa del "fotogiornalismo partecipativo" (vedi il citizen photojournalism di Jim Hubbard), che qualcuno definisce la via "democratica" al fotogiornalismo. In sostanza, chiunque può scattare fotografia, anche senza strumentazione specifica, e può avere un ruolo da protagonista nel flusso comunicativo dei media; non solo, ma con le fotografie può contribuire ad attivare processi sociali, proteste, influenzare la percezione pubblica di alcuni eventi. L’avvento del digitale, di internet e dei social network ha amplificato questo fenomeno, consentendo la distribuzione di contenuti.
Una delle prime forme di fotografia partecipativa, "Photovoice", fu sviluppata nel 1992 da Caroline Wang, ricercatrice dell'Università del Michigan, e si prefiggeva 3 obiettivi:
1) Individuare le necessità di una comunità.
2) Rendere protagonisti i membri di quella comunità.
3) Attivare dei cambiamenti influenzando, con le fotografie, politici e amministratori locali.
Nel tempo questa tecnica si è rivelata un metodo efficace per analizzare esperienze di vita quotidiana e dare voce a soggetti emarginati. Attraverso una combinazione di fotografia e confronto di gruppo, "Photovoice" consente di attivare i membri della comunità, accompagnandoli nell’identificare i loro punti di vista e utilizzarli come leve per promuovere il cambiamento sociale.
"Photovoice" non è un semplice Laboratorio o Workshop di fotografia nel quale apprendere tecniche fotografiche; lo scopo non è produrre immagini piacevoli, originali, di impatto, o favorire l’espressione individuale attraverso le immagini. Photovoice si pone l’obiettivo ambizioso di attivare processi di cambiamento sociale nei quali le immagini diventano i catalizzatori. Le macchine fotografiche sono nelle mani dei cittadini e le immagini diventano la loro voce; i cittadini diventano più consapevoli della loro situazione e dei fattori che concorrono a determinarla: le immagini diventano lo strumento nelle loro mani per rendere anche i politici consapevoli della situazione e stimolarli a produrre nuove azioni.