Teatro

Tom’s Midnight Garden, at Minack Theatre by Filippo Venturi

Tom’s Midnight Garden
Minack Theatre, August 21, 2023
adapted by David Wood from the novel by Philippa Pearce
directed by Kirstie Davis

When his younger brother catches measles, ten-year-old Tom is sent to quarantine at his uncle and aunt’s house near Ely. It’s dull in their stuffy flat and there isn’t even a garden to play in. Tom hates being cooped up indoors. But everything changes one midnight, when the big grandfather clock in hall below strikes thirteen and Tom finds himself in a very different world.  

Philippa Pearce’s enchanting tale of time and the power of memory has captivated readers for seventy years. David Wood’s loving adaptation of this classic has introduced it to new generations of children with all the magic of the original story.

Source: https://www.minack.com/past-shows/toms-midnight-garden

Cast

JESSE BATTLE, Tom
LUCY BEASLEY, Hatty
DARCEY BALL, Aunt Gwen & Susan
BEN KERNOW, Uncle Alan & Abel
JACK MULHOLLAND, Edgar & Peter
PATRICK CHRUSZCZ, James
ROSS TELFER, Young Hubert & Young Barty
ELEANOR TOMS, Mrs Bartholomew & Aunt Grace

BEN SUTCLIFFE, Musician
ZAID AL-RIKABI, Musician

Other parts played by members of the cast
Cover for performers Marnie Cole

Ukrainian Classic Ballet, Teatro per l'Ucraina by Filippo Venturi

Ukrainian Classic Ballet, “Giselle” – Teatro per l'Ucraina
Teatro Alessandro Bonci, Cesena, Italia, 19 Maggio 2022

Interessante la vicenda degli ucraini - solisti e ballerini dei teatri nazionali dell'Ucraina (Opera Nazionale dell'Ucraina, Teatro Taras Shevchenko, Teatro dell'Opera e balletto di Odessa, Teatro Accademico di Kharkiv e Opera Nazionale di Lviv) - che si trovavano in tourné in Europa al momento dello scoppio della guerra e che in seguito sono stati ospitati da ERT - Emilia Romagna Teatro Fondazione e altri teatri nazionali italiani, consentendogli di continuare a lavorare e inviare aiuti economici ai familiari in patria.

11 Storie dalla Pandemia by Filippo Venturi

Nel corso del 2020 la Pandemia di Covid-19 ha stravolto le nostre vite, le nostre abitudini e la nostra percezione della realtà. Attraverso 11 storie ho cercato di documentare queste trasformazioni: il vivere in lockdown, il lavoro del personale sanitario in prima linea, le drammatiche testimonianze delle persone che si sono ammalate, il riconoscere l’importanza di certi lavoratori solitamente trascurati, la crisi del settore teatrale, la mutazione del modo di viaggiare e le limitazioni vissute dai bambini.

Questi lavori sono stati pubblicati su giornali come The Guardian, The Washington Post, The Cut New York Magazine, Marie Claire Korea, La Repubblica, Il Venerdì di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Resto del Carlino e altri.

Di seguito la presentazione di queste Storie.
Per vedere le fotografie è sufficiente cliccare sulla foto di anteprima.

PANDEMIA L'Italia è stato il primo paese occidentale ad affrontare la pandemia di Covid-19. A marzo 2020 il sistema sanitario del paese è stato colto impreparato ed è stato messo in ginocchio, in particolare nel nord Italia, a causa dell'eccezionali…

FEARLESS
L'Italia è stato il primo paese occidentale ad affrontare la pandemia di Covid-19. A marzo 2020 il sistema sanitario del paese è stato colto impreparato ed è stato messo in ginocchio, in particolare nel nord Italia, a causa dell'eccezionalità di questa tragedia. Le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sono squadre di medici addetti al monitoraggio e all’assistenza domiciliare dei malati di Covid-19. Hanno la responsabilità di valutare, in base ai sintomi e allo stato di salute dei malati, chi deve essere ricoverato, evitando così la saturazione dei pronto soccorsi e degli ospedali (Decreto legge n. 14 del 9 marzo 2020). I dottori delle USCA sono giovanissimi. Infatti, a causa della carenza di personale per contrastare la pandemia, da marzo 2020 è stata resa più agevole l'assunzione di neolaureati in medicina, abolendo l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione medica, con una misura urgente e straordinaria (Decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020). La Regione Emilia Romagna (Nord Italia) è stata una delle prime ad attivare le USCA (già da marzo 2020), le quali sono rimaste sempre attive, anche nei periodi in cui la curva dei contagi diminuiva, diventando una delle risorse fondamentali nell'affrontare la pandemia. A fine 2020 le USCA erano composte da 420 persone (358 dottori e 62 operatori sanitari), con una età media di 33 anni, con circa 11.000 interventi eseguiti ogni mese. Così, giovani dottori e dottoresse hanno sospeso la specializzazione catapultati, da un giorno all'altro, dallo studio della professione all'affrontare una pandemia in prima linea, 7 giorno su 7. Le fotografie sono leggermente sfocate a causa della plastica trasparente con cui ho dovuto coprire la macchina fotografica per evitarne la contaminazione.

HOTEL CORONAVIRUS L'Hotel Paradise Airport di Forlì è un albergo della regione Emilia-Romagna che si è convertito a struttura dedicata a ospitare malati di Covid-19 in quarantena. L'hotel ha messo a disposizione 40 camere. Buona parte degli ospiti l…

HOTEL CORONAVIRUS
L'Hotel Paradise Airport di Forlì è un albergo della regione Emilia-Romagna che si è convertito a struttura dedicata a ospitare malati di Covid-19 in quarantena. L'hotel ha messo a disposizione 40 camere. Buona parte degli ospiti lavora in strutture sanitarie a rischio, come ospedali e case di riposo, nel ruolo di operatore socio sanitario e infermiere. L'albergo - costruito di fronte all'aeroporto di Forlì - era riuscito a superare le difficoltà dovute alla precoce chiusura dell'aeroporto nel 2013 conquistando comunque una sua clientela e facendo 20.000 presenze l’anno.  L’aeroporto avrebbe dovuto riaprire questa primavera, ma l’operazione è stata bloccata a causa dell'emergenza sanitaria e i pernottamenti nell’hotel si sono azzerati. Daniele Casadio - forlivese di 46 anni, proprietario dell'Hotel Paradise Airport - vista la carenza di lavoro, ha deciso di fornire un servizio alla comunità e dal primo aprile ha firmato un contratto con l'AUSL della Romagna col quale ha messo a disposizione la propria struttura. Daniele viene aiutato dalla moglie Alessandra e dalla zia Simona che lo aiutano da casa svolgendo pratiche online e che non vede da settimane. Daniele infatti ha deciso che, finché questa situazione non sarà finita, vivrà nel suo albergo e vedrà la propria famiglia (compresi i suoi due figli) soltanto attraverso lo smartphone, per non metterli a rischio. Ora gli ospiti dell'albergo sono pazienti positivi al Covid-19 che, asintomatici o con sintomi lievi oppure dopo aver superato la fase acuta della malattia, trascorrono qui almeno 2 settimane di quarantena, dopo le quali sono sottoposti a due tamponi per verificare l’eventuale guarigione. Quando entrambi i tamponi risulteranno negativi, potranno tornare a casa. Il soggiorno in hotel è tutt'altro che semplice: l'ospite trascorre la propria giornata in una stanza di 12mq, lontano dalla propria casa e famiglia, impossibilitato a uscire (l'ingresso non è chiuso a chiave, ma per senso di responsabilità non esce) e con ripercussioni psicologiche complesse che, in alcuni casi, con prolungati periodi di quarantena, causano anche attacchi di panico. Non essendo presente una assistenza psicologica in loco, spesso queste crisi vengono affrontate in solitudine dall'ospite oppure parlando e aprendosi col personale dell'hotel. L'AUSL ha fornito un protocollo preciso per quanto riguarda la sanificazione e le pulizie, ma non ha consegnato DPI (dispositivi di protezione individuale, cioè mascherine e guanti), che Daniele si procura in autonomia per sé e i suoi collaboratori. Daniele ha anche ideato un protocollo per la gestione dei pasti dei malati: i 3 pasti quotidiani vengono preparati dal ristorante adiacente all'albergo e lasciati sulle sedie posizionate accanto all'ingresso delle camere; in questo modo le persone in isolamento possono ritirare il cibo senza venire a contatto col personale. Tutte le stanze hanno un affaccio verso l'esterno e non sono comunicanti tra loro; questo consente di effettuare con la stessa modalità dei pasti la consegna o il ritiro delle lenzuola, della biancheria e di altro materiale.

WHO RESCUE THE RESCUERS? La pandemia di Covid-19 ha messo sotto un fortissimo stress gli operatori sanitari di tutti i paesi coinvolti. Gli operatori sanitari, impegnati in prima linea nel fronteggiare l'emergenza sanitaria, da mesi sono esposti al …

WHO RESCUE THE RESCUERS?
La pandemia di Covid-19 ha messo sotto un fortissimo stress gli operatori sanitari di tutti i paesi coinvolti. Gli operatori sanitari, impegnati in prima linea nel fronteggiare l'emergenza sanitaria, da mesi sono esposti al rischio di infezione e a un sovraccarico emotivo: carenza di adeguati dispositivi di protezione individuale (in particolare durante la prima ondata in primavera), adattamento a lavorare in condizioni e discipline diverse da quelle di appartenenza, turni di lavoro incalzanti, fatica fisica, riduzione delle risorse umane e in alcuni casi precarietà organizzativa. Ai rischi che si corrono in ambito lavorativo, si aggiunge quello dell'isolamento sociale. Questi lavoratori spesso hanno ricevuto l’invito a continuare a lavorare anche dopo essere stati a contatto con malati di Covid-19, provocando una reazione di auto-isolamento, riducendo o azzerando i rapporti con propri familiari, per preservarli dal contagio. Fra febbraio e dicembre 2020 in Veneto, una delle regioni italiane più colpite dalla pandemia, circa 4.200 medici, infermieri, tecnici di laboratorio e operatori sociosanitari hanno rifiutato l’assunzione per non lavorare in reparti Covid-19. A fine 2020 Sineva Ribeiro, presidente dell'Associazione svedese dei professionisti della salute, ha denunciato una ondata di dimissioni da parte del personale infermieristico nel suo paese. Studi sui rischi psico-sociali dello stress tra il personale sanitario durante le epidemie di SARS ed Ebola, durante la pandemia influenzale A/H1N1 e durante la gestione dell’epidemia Covid-19 in Cina, hanno rilevato la comparsa di sintomi associabili a stress post traumatico. In Italia, il primo paese occidentale a fronteggiare la pandemia, sono stati attivati servizi di supporto psicologico, proprio per aiutare gli operatori sanitari ad affrontare le difficoltà lavorative e sociali, dovute all’emergenza sanitaria. Durante il mio lavoro di documentazione sulla pandemia in Italia, ho notato che in un Reparto Covid-19 il personale aveva adottato, in modo spontaneo, delle cuffie colorate o con disegni (l’unico indumento/dispositivo che potevano personalizzare sul posto di lavoro). Questa usanza, da sempre applicata nei reparti di pediatria degli ospedali, può sembrare poco rilevante, ma è un piccolo gesto che esprime la necessità di fare squadra e che aiuta ad alleggerire l'ambiente lavorativo. Così ho ritratto tutti i lavoratori del Reparto Covid-19, sul posto di lavoro, in divisa e con la propria cuffia personalizzata in testa.

BIRDCAGE A causa del Coronavirus, a marzo in Italia è stato imposto il primo rigido lockdown. Le limitazioni previste dal governo italiano prevedevano la possibilità di uscire solo per: comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza, situazioni di…

BIRDCAGE
A causa del Coronavirus, a marzo in Italia è stato imposto il primo rigido lockdown. Le limitazioni previste dal governo italiano prevedevano la possibilità di uscire solo per: comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza, situazioni di necessità (come fare la spesa) e motivi di salute. Esclusi da queste deroghe i bambini, che per molte settimane non sono potuti uscire di casa. Ho condiviso il mio isolamento domestico con mio figlio Ulisse di 2 anni e la mia compagna. Le giornate erano difficili a livello mentale e tutte uguali, con nuove routine come i quotidiani aggiornamenti della Protezione Civile con la conta dei morti. In questa situazione così precaria e sospesa, la nostra preoccupazione era tutta per il benessere di Ulisse. Privato del gioco con i coetanei e dell'apprendimento fornito dall'asilo, ci siamo domandati come proteggerlo, ma anche come garantirgli un futuro sereno. L'aiuto più grande è arrivato da Ulisse stesso, che ha esplorato questa nuova realtà con la curiosità e la capacità di adattamento che soltanto un bambino può possedere. Ai suoi occhi ogni stanza è diventata un luogo da osservare attentamente, ogni oggetto ha trovato una nuova funzione. Una torcia rossa d'emergenza, dimenticata in un angolo, è diventato il mezzo con cui illuminare questo nuovo mondo.

RIDERS AT THE TIME OF CORONAVIRUS Col DPCM dell'11 Marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, per fronteggiare l'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha ampliato le misure adottate per il contenimento del contagio, preveden…

RIDERS AT THE TIME OF CORONAVIRUS
Col DPCM dell'11 Marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, per fronteggiare l'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha ampliato le misure adottate per il contenimento del contagio, prevedendo la chiusura anche di bar e ristoranti nelle città (con alcune eccezioni nelle autostrade, aeroporti, ecc), confermando però il permesso a consegnare a domicilio di cibi tramite il lavoro dei rider, fattorini a volte legati a piattaforme online e altre volte lavoratori dei ristoranti e negozi di alimenti che si sono adeguati per continuare a lavorare. "Sembra quasi che le consegne a domicilio siano diventate un servizio pubblico indispensabile al pari della sanità, delle farmacie, dei negozi di generi alimentari: un servizio essenziale che dovremmo svolgere noi senza tutele, invisibili di questa economia", sostengono i Sindacati di categoria. I rider e le consegne a domicilio rappresentano, per chi è costretto a restare in casa, uno dei pochi modi per interrompere la routine, relazionarsi con l'esterno e poter fingere per il tempo di un pasto che la normalità si sia ristabilita. L'idea del progetto è nata sabato 14 marzo quando, scherzosamente, ho proposto alla mia compagna di festeggiare dopo diversi giorni di isolamento in casa, proponendo di ordinare la pizza a domicilio. Durante l'attesa ho pensato a cosa poteva provare chi per lavoro è costretto a girare per la città e ad incontrare persone, senza sapere se queste sono infette (o magari in quarantena). Da qui l'idea che mi ha permesso di realizzare un reportage, effettuando ordini a domicilio, ritraendo e intervistando oltre 40 rider sul cancello di casa mia, il confine dei nostri due mondi dove potevamo incontrarci.

YARD TIME Nella mia routine quotidiana, durante il lockdown dovuto all'emergenza di Covid-19, mi è venuto naturale osservare i miei vicini di casa, come un novello James Stewart ne "La finestra sul cortile". Vivendo nella periferia di una città medi…

YARD TIME
Nella mia routine quotidiana, durante il lockdown dovuto all'emergenza di Covid-19, mi è venuto naturale osservare i miei vicini di casa, come un novello James Stewart ne "La finestra sul cortile". Vivendo nella periferia di una città media italiana, la mia attenzione si è focalizzata sui balconi, i giardini e tutte quelle aree che solitamente non sfruttiamo e apprezziamo appieno. Paradossalmente, il contatto fra vicini di casa si è intensificato: capita più spesso di dialogare, di confrontarsi su come si sta vivendo questo periodo e, in alcuni casi, anche di avere veri e propri contatti, da un lato rischiosi, ma necessari per non impazzire a causa dell'isolamento forzato. In poche settimane abbiamo rivisto le nostre priorità, compresa quella di avere un contatto umano che vada oltre quello digitale.

FORBIDDEN PLACES A marzo 2020 il teatro in Italia è stato fermo a causa del lockdown imposto dal Governo per contenere la diffusione del Covid-19. Sebbene a maggio, nella cosiddetta "Fase 2", sia iniziata la graduale riapertura delle attività, il bl…

FORBIDDEN PLACES
A marzo 2020 il teatro in Italia è stato fermo a causa del lockdown imposto dal Governo per contenere la diffusione del Covid-19. Sebbene a maggio, nella cosiddetta "Fase 2", sia iniziata la graduale riapertura delle attività, il blocco del settore teatrale è continuato per diversi mesi. Il 18 aprile, in un’intervista, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri aveva dichiarato che nella Fase 2 «si può ri-aprire in base alla capacità di seguire le regole, di osservare la distanza tra i dipendenti e tra coloro che accedono, alla presenza di mascherine, guanti e disinfettanti, alla sicurezza anche di mense, bagni, eccetera [...] Le scuole riapriranno a settembre, per ultimi cinema e teatri”. Il settore cultura in Italia, in particolare la ri-organizzazione del teatro, è stato trascurato dalle iniziative governative e tutto quell'universo di professionisti che vi lavora - partendo da attori e registi e includendo anche i lavoratori dietro le quinte come tecnici, truccatori, costumisti e così via - si trova in un limbo da cui, al momento, è difficile immaginare l'uscita. In estate è stato possibile riprendere gli spettacoli, soprattutto all’aperto, mentre all’interno dei teatri vi erano rigide misure di prevenzione che limitavano enormemente l’ingresso del pubblico. Con l’arrivo della seconda ondata di Covid-19, i teatri sono stati nuovamente chiusi in autunno.

NEW ITALIAN THEATER Dal 15 giugno 2020, dopo quasi 4 mesi di lockdown, i teatri italiani hanno potuto riaprire - secondo quanto previsto dal Decreto del Governo del 17 maggio - garantendo però il distanziamento fisico tra gli attori, la misurazione …

NEW ITALIAN THEATER
Dal 15 giugno 2020, dopo quasi 4 mesi di lockdown, i teatri italiani hanno potuto riaprire - secondo quanto previsto dal Decreto del Governo del 17 maggio - garantendo però il distanziamento fisico tra gli attori, la misurazione della temperatura corporea, l'igienizzazione degli ambienti, la possibilità di disinfezione delle mani, l'adeguata aerazione e l'obbligo della mascherina per il pubblico. Le condizioni da rispettare hanno reso necessaria una completa riorganizzazione del settore, sia nell'atto creativo e di produzione, sia nell'accogliere il pubblico. Marche Teatro ha pensato e prodotto uno spettacolo che potesse rispettare i dettami resisi necessari, ma che potesse anche aprire una riflessione sulla condizione attuale e sul ruolo del teatro nella società. “L’attore nella casa di cristallo” è uno spettacolo teatrale pensato e prodotto durante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e che è stato proposto per la prima volta al pubblico il 15 giugno 2020 (il primo giorno di apertura dei teatri) nel Piazzale del Teatro delle Muse di Ancona. Ogni sera dal 15 al 28 giugno, due attori/attrici simbolicamente rinchiusi ciascuno dentro una grande teca trasparente, hanno offerto la propria arte al pubblico, in una performance che rappresenta perfettamente l’attuale condizione del mondo del teatro in cui artisti e pubblico devono rigorosamente mantenersi separati. Lo spettacolo immagina un futuro distopico in cui il teatro è stato abolito per far spazio a più sani divertimenti “capaci di contribuire alla crescita del Prodotto Interno Lordo”. Gli attori vivono rinchiusi in case trasparenti ed esposti allo sguardo del pubblico. Agli attori, nella loro condizione di totale solitudine, non resta che ripetere ciò che ricordano del loro antico mestiere: brandelli di testo, passi di danza, brani di canzoni, per non perdere la memoria e per sperare di poter tornare presto al tempo in cui i teatri erano colmi e gli attori gratificati dagli applausi. Il pubblico ha potuto assistere in numero limitato alla performance che è stata ripetuta due volte a sera; agli spettatori è stato consegnato un auricolare personale e una radio ricevente per poter ascoltare le parole degli attori.

THE CONDOMINIUM L'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha richiesto agli italiani di adottare il distanziamento sociale, di guardare con preoccupazione e diffidenza chiunque, per timore che potesse essere contagioso e che potesse quindi trasmet…

THE CONDOMINIUM
L'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha richiesto agli italiani di adottare il distanziamento sociale, di guardare con preoccupazione e diffidenza chiunque, per timore che potesse essere contagioso e che potesse quindi trasmettere a noi, e quindi alla nostra famiglia, quel nemico subdolo che può essere che un virus invisibile e sconosciuto. In un condominio di Forlì, però, questo periodo di difficoltà ha prodotto nei suoi abitanti una reazione opposta, di condivisione delle difficoltà e di ricerca di una serenità nel micro-cosmo che rappresenta un condominio. Un condomino, che lavora come infermiere e gira in ambulanza, informava gli altri condomini della realtà che si trovava ad affrontare, così da renderli consci del pericolo in circolazione. Un altro condomino organizzava eventi in pub e ristoranti e, durante il lockdown, ha deciso di organizzare dei giochi a quiz con dei teloni installati nel cortile, mettendo a disposizione la propria attrezzatura. In questo modo gli abitanti hanno potuto giocare con dei telecomandi dai propri balconi, così da essere in sicurezza, ma potendo comunque condividere dei momenti di relax, di svago. "Prima ci davamo il buongiorno e la buonasera quando ci incrociavamo, come richiede la buona educazione, ma non si andava oltre. Con l'arrivo del Coronavirus e del lockdown, abbiamo iniziato a condividere ansie e a supportarci a vicenda. Ogni condomino ha fatto la propria parte, dato il proprio aiuto", racconta con orgoglio Fausto Peppi, il condomino che ha pensato di organizzare i giochi a quiz. Il primo giugno 2020 questo gioco collettivo è diventato ormai una tradizione, si è ripetuto, questa volta però i condomini si sono incontrati nel cortile, guardandosi in viso e potendo sorridersi, condividendo una pizza per cena e facendo giocare i bambini insieme. Fausto Peppi spera che il Comune di Forlì gli conceda in estate il grande giardino adiacente al condominio, così da organizzare la visione di film per bambini, invitando tutti i condomini e anche gli altri abitanti del quartiere.

ITALIAN JOURNEY Il 30 Gennaio 2020, i primi due casi di pazienti positivi al Covid-19 sono stati confermati in Italia. Questo evento ha innescato un'emergenza sanitaria senza precedenti e ha infranto la speranza del Paese di non essere toccato dalla…

ITALIAN JOURNEY
Il 30 Gennaio 2020, i primi due casi di pazienti positivi al Covid-19 sono stati confermati in Italia. Questo evento ha innescato un'emergenza sanitaria senza precedenti e ha infranto la speranza del Paese di non essere toccato dalla pandemia che, successivamente, ha colpito il mondo intero. Dopo quel giorno l'Italia ha vissuto una rapida discesa che ha trasformato la realtà quotidiana in un circolo infernale, sia per chi è stato direttamente colpito dal virus, sia per chi lo ha vissuto a livello psicologico a causa del lockdown iniziato l'8 marzo e terminato il 3 maggio. Il lockdown e la Fase 2, quella della riapertura con limitazione negli spazi pubblici e nei negozi, hanno stravolto il senso di libertà e di spazio, che le generazioni attuali non hanno mai visto così sacrificato. Durante l'anno mi è capitato di fare sogni su questa nuova realtà. Con questa serie fotografica ho cercato di descrivere la sensazione di impotenza vissuta nei piccoli gesti quotidiani - nell'uscire di casa, nel viaggiare e nell'incontrare altre persone - ma anche di osservare come le persone cercavano di adattarsi.

NO COUNTRY FOR YOUNG MEN Il primo lockdown in Italia - dovuto al Coronavirus - ha costretto gran parte della popolazione all'isolamento domestico, con conseguenti problematiche a livello sociale, lavorativo, economico e psicologico. Le limitazioni p…

NO COUNTRY FOR YOUNG MEN
Il primo lockdown in Italia - dovuto al Coronavirus - ha costretto gran parte della popolazione all'isolamento domestico, con conseguenti problematiche a livello sociale, lavorativo, economico e psicologico. Le limitazioni previste dal governo italiano prevedevano per la popolazione la possibilità di uscire soltanto per: comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza, situazioni di necessità (come fare la spesa) e motivi di salute. Esclusi da queste deroghe i bambini, che per molte settimane non sono potuti uscire di casa. Se i ragazzi in età scolastica hanno comunque proseguito le lezioni grazie all’online e hanno continuato a sentirsi con gli amici grazie all'uso della tecnologia, la fascia di bambini in età pre-scolastica ha visto improvvisamente interrotto il proprio percorso educativo con la chiusura degli asili nidi e delle scuole materne, privati dell'interazione coi propri compagni e esclusi dalla possibilità di fare esperienze col mondo esterno. Nella cosiddetta fase due - iniziata il 4 maggio 2020 - è possibile portare fuori di casa i bambini per delle passeggiate, ma non è possibile farli incontrare con i coetanei (non sapendo gestire le precauzioni previste di distanziamento sociale) e non è possibile farli giocare nei parchi, essendo "chiuse" le aree giochi a loro dedicate. La situazione di emergenza straordinaria e senza precedenti nella storia recente ha duramente messo alla prova la vita sociale per come la conosciamo. Lo sforzo della popolazione di adattarsi è stato notevole e anche le infrazioni (come il fare la spesa più volte al giorno come scusa per uscire e cercare un "contatto" con altre persone) sono alla fine comprensibili, essendo la convivenza sociale una necessità fondamentale. Non siamo stati però pronti nel fornire alcun tipo di soluzione per la fascia di bambini in età pre-scolastica, sicuramente più difficili da gestire nel contesto di distanziamento sociale, ma che rischiano di pagarne le conseguenze nella formazione della propria identità e personalità.

Pubblicazione su Marie Claire Korea by Filippo Venturi

Su Marie Claire Korea di agosto, dedicato alla “New Normal Life”, è uscito il mio lavoro “New Italian Theater”, relativo alla riapertura dei teatri in Italia dopo il lockdown, con 10 fotografie!

Le foto in questione riguardano lo spettacolo teatrale “L’attore nella casa di cristallo”, pensato e prodotto durante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e che è stato proposto per la prima volta al pubblico il 15 giugno 2020 (il primo giorno di apertura dei teatri) nel Piazzale del Teatro delle Muse di Ancona. Lo spettacolo immagina un futuro distopico in cui il teatro è stato abolito. Gli attori vivono rinchiusi in case trasparenti e, nella loro condizione di totale solitudine, non resta che ripetere ciò che ricordano del loro antico mestiere: brandelli di testo, passi di danza, brani di canzoni […]

Pubblicazione su Il Venerdì di Repubblica by Filippo Venturi

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Oggi, su “Il Venerdì di Repubblica” - numero dedicato alle difficoltà attuali del mondo dello spettacolo - una parte del mio lavoro fotografico “Forbidden Places”, sui teatri nell’Italia del lockdown!

Una anteprima di questo mio lavoro è visibile a questo link: Forbidden Places.

Il mio progetto, per il momento, ha riguardato il Teatro Regio di Parma, il Teatro Luciano Pavarotti di Modena, il Teatro Giuseppe Verdi di Busseto, il Teatro Dante Alighieri di Ravenna, il Teatro Amintore Galli di Rimini e l’Arena Plautina di Sarsina.

Plautus Festival, Il Mercante di Venezia by Filippo Venturi

Ghione Produzioni presenta
Mariano Rigillo e Romina Mondello in
IL MERCANTE DI VENEZIA
di William Shakespeare

Scene: Fabiana di Marco
Costumi: Daniele Gelsi
Luci: Gianluca Cioccolini
Regia: Giancarlo Marinelli

Personaggi e interpreti
Shylock: Mariano Rigillo
Porzia: Romina Mondello
Antonio: Ruben Rigillo
Job: Cristina Chinaglia
Bassanio: Francesco Maccarinelli
Jessica: Francesca Valtorta
Doge di Venezia: Antonio Rampino
Lorenzo: Mauro Racanati
Graziano: Simone Ciampi
Nerissa: Giulia Pelliciari

Note di regia
Nel “Mercante di Venezia” i temi affrontati sono quelli eternamente cari al Bardo: il conflitto tra generazioni; la bellezza che muore e che si riscatta ad un tempo, (sullo sfondo una Venezia divisa tra Thomas Mann e Giorgio Baffo); la giovinezza che deve fare i conti con le trasformazioni del tempo e della società, (la crisi della potenza economica e culturale lagunare, assorbita da un gioco festoso, metafora di una persistente primavera della vita che è “perenne amare i sensi e non pentirsi”, come direbbe Sandro Penna). A perpetuare una strada già solcata con successo, (il precedente “Mercante” da me diretto era interpretato dal grande Giorgio Albertazzi), si staglia l’eccellenza scenica di Mariano Rigillo nei panni di Shylock. Uno degli attori fondamentali nelle mie visioni che, di fatto, mi ha tenuto a battesimo, (Biennale Teatro Venezia 2007, “La sposa persiana”). Con lui, Romina Mondello nella principessa “terrestre” Porzia, e una nutrita schiera di giovani attori pieni di talento. “Nell’antico concerto che dice la rassegnata disperazione per la morte di un uomo, e forse d’una città, e forse anche di tutto ciò che è già vissuto abbastanza”. Questa la fine di “Anonimo Veneziano” di Giuseppe Berto. Ecco; il mio “Mercante” comincia così.
Giancarlo Marinelli

Plautus Festival, Asinaria by Filippo Venturi

Bottega del Teatro Franco Mescolini presenta
Giorgio Marchesi in
ASINARIA di Tito Maccio Plauto
traduzione e adattamento di Pierluigi Palla

con (in o.a.)
Barbara Abbondanza, Lorenzo Branchetti, Michele Di Giacomo, Camillo Grassi, Alessandro Pieri, Gabriela Praticò, Daniele Romuladi

e la partecipazione degli allievi della Bottega del Teatro Franco Mescolini:
Mattia Bartoletti Stella, Sofia Brigliadori, Laura Caminati, Sara Forlivesi, Maria Giovanna Pasini, Irene Zanchini

Scene: Francesca Mescolini, Maurizio Pieri
Costumi: Francesca Mescolini, Davide Zanotti
Luci: Alberto Bartolini
Grafica: Caterina Sartini
Organizzazione generale: Annalia Bianchi, Giorgia Ricci
Regia: Gigi Palla

Personaggi e interpreti
Cleereta: Barbara Abbondanza
Diavolo: Giorgio Marchesi
Libano: Michele Di Giacomo
Demeneto: Daniele Romualdi
Leonida: Lorenzo Branchetti
Parassito: Camillo Grassi
Artemona: Gabriella Praticò
Mercante:Alessandro Pieri
Fregnadora: Sara Forlivesi
Argirippo: Mattia Bartoletti Stella
Coro: Sofia Brigliadori, Laura Caminati, Maria Giovanna Pasini, Irene Zanchini

Trama
Il giovane Argirippo è innamorato della prostituta Fregnadora e vorrebbe tenerla tutta per sé. Non avendo i soldi per farlo, viene aiutato dal padre Demeneto, a condizione che questi gli ceda una notte d’amore con la ragazza. Ma tra i pretendenti della bella c’è anche Diavolo, che ha promesso di versare a Cleereta, tenutaria del bordello e madre della ragazza contesa, la somma necessaria per ottenere gli stessi duraturi favori.

Note di regia
Asinaria non è certo una delle commedie più rappresentate e più rappresentative di Plauto, eppure, oltre ad essere un congegno teatrale agile e originale, ha anche una sua spiccata attualità nel riproporre un tema universale come il rapporto tra vecchi e giovani. In questa commedia l’oggetto del contendere tra le due parti è certo intrigante, rappresentato com’è dai favori, sentimentali ma soprattutto sessuali di una giovane prostituta, amante da riscattare e rendere libera. In questo allestimento, che vuole essere un omaggio alla messa in scena del 1999 presentata nell’ambito della prima edizione del progetto Casa Europa, il confronto generazionale sarà dunque il motore dei meccanismi comici che la commedia offre e che cercheremo di proporre in modo corale, come corale è l’impostazione dello spettacolo proposto. Non è un caso che si è previsto di riproporre, come nello spettacolo del 1999, la presenza di un coro, allora composto dai mercatores di un forum, oggi dalle meretrices di un lupanaris, vero cuore pulsante dell’azione scenica, intorno al quale orbitano tutti i personaggi della commedia. Un coro di meretrices che commenta, contrappunta e accompagna le traversie dei personaggi protagonisti, e che alluderà nei modi e nelle espressioni alla realtà delle case chiuse dell’Italia del Ventennio, cui anche diversi contributi musicali faranno riferimento. Una commedia dal carattere notturno di cui si è cercato di esaltare l’aspetto clandestino delle trame, dei sotterfugi, delle malizie e delle simulazioni.
Gigi Palla

Plautus Festival, Ecuba by Filippo Venturi

Teatro della Città Catania presenta
ECUBA, di Euripide

Con Francesca Benedetti, Maria Cristina Fioretti, Viola Graziosi, Maurizio Palladino, Graziano Piazza, Elisabetta Arosio, Sergio Basile, Gianluigi Fogacci.

Disegno luci: Giovanna Venzi
Arredi scenici: Francesco Latti
Assistente alla regia: Laura De Angelis
Regia e drammaturgia: Giuseppe Argirò

Personaggi e interpreti
Ecuba: Francesca Benedetti
Corifea: Maria Cristina Fioretti
Polissena: Viola Graziosi
Ulisse: Maurizio Paladino
Taltibio: Graziano Piazza
Ancella: Elisabetta Arosio
Agamennone: Sergio Basile
Polimestore: Gianluigi Fogacci

Note di regia
Troia è caduta e in quel lembo di terra che separa il Chersoneso dalle macerie della città, le donne di Ilio attendono la sorte riservata ai vinti. Nella terra di Tracia i Greci aspettano venti propizi alla navigazione, che potrà essere ripresa solo dopo il sacrificio di Polissena, superstite principessa troiana. La vittima immolata dagli Achei costituirà l’estremo onore riservato ad Achille e favorirà il viaggio di ritorno. Ecuba, la regina di Troia, dovrà subire questa decisione, frutto dell’orrore del conflitto. La moglie di Priamo dovrà assistere a quest’ennesimo scempio in terra di Tracia, dove il più giovane dei suoi figli, Polidoro, è stato ucciso dal re Polimestore, al quale il ragazzo era stato affidato con un’ingente quantità d’oro nel tentativo di salvarlo. Questi i presupposti dell’azione drammatica che alimentano il dolore e i propositi di vendetta di Ecuba. Protagonisti della tragedia sono i vinti: le donne troiane, testimoni di un eccidio etnico e culturale, simboleggiano la parte più vulnerabile della società, colpita senza pietà dalla guerra e da ogni forma di conflitto. Troia, infatti, potrebbe essere oggi qualsiasi città del Medio Oriente, devastata dalle orde barbariche del terrorismo islamico. L’analogia con la modernità è fin troppo evidente. La tragedia racconta da sempre l’olocausto dei popoli e l’insensatezza della violenza che diventa il principio disgregante dell’universo. La protagonista di Euripide incarna una sofferenza senza fine, consumata in una disperata solitudine: Ecuba rappresenta il dolore assoluto, senza alcuna catarsi. In questo scenario bellico, lo spettro della guerra si svuota di ogni significato ideologico e declina la violenza in tutte le sue oscene varianti che si propagano come una malattia senza cura, dai vincitori ai vinti; vittime e carnefici vengono cosi accomunati dalla sopraffazione. Ecuba, custode della memoria della stirpe troiana, annientata dai Greci, non lascerà scampo al traditore Polimestore, infliggendogli un castigo tremendo. Una madre senza patria e senza figli mette in scena un dolore trasfigurante, irripetibile a qualsiasi latitudine scenica, come ci ricorda Amleto citando la complessità dell’arte teatrale, a proposito dell’irrappresentabile dolore dell’eroina euripidea. Protagonista di quest’impresa è Francesca Benedetti, un’attrice multiforme ed emotivamente intelligente nel cogliere le peripezie dell’animo umano. Lo spettacolo ha un cast d’eccezione, con attori tra i più significativi della scena italiana. Viola Graziosi incarna Polissena, votata a un martirio consapevole ed eroico, Graziano Piazza è Taltibio, un messaggero dolente e composto, Ulisse, interpretato da Maurizio Pallladino, si fa portatore dell’idea di una superiorità etnica, Agamennone, affidato a Sergio Basile, è un politico raffinato e destinato alla solitudine, Polimestore, uomo avido e senza scrupoli al limite del grottesco, viene impersonato da Gian Luigi Fogacci, Maria Cristina Fioretti ed Elisabetta Arosio completano il cast, raccontando con accenti lirici le donne troiane ,vittime di guerra. In un momento di assenza di pace in cui i teatri di guerra sono molteplici, raccontare gli orrori della violenza è un dovere etico che valica l’aspetto estetico e ritrova le sue ragioni più profonde nel dibattito democratico, che solo il linguaggio scenico sa rendere evidente, nella sua necessità. La drammaturgia di Euripide raffigura l’ineluttabilità della storia umana e l’indifferenza degli dei, spettatori attoniti e crudeli di fronte allo stupefacente spettacolo del mondo.
Giuseppe Argirò

Plautus Festival, Anfitrione by Filippo Venturi

La Pirandelliana, in coproduzione con Teatro della Toscana, presentano
ANFITRIONE, di Sergio Pierattini

Liberamente ispirato all’opera di Plauto
Con Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi

Regia di Filippo Dini
Scene di Laura Benzi
Costumi di Alessandro Lai
Luci di Pasquale Mari
Musiche di Arturo Annecchino
Organizzazione e Comunicazione di Elisabetta Nepitelli Alegiani

Personaggi e interpreti
Giove: Gigio Alberti
Alcmena: Barbora Bobulova
Anfitrione: Antonio Catania
Sosia: Giovanni Esposito
Mercurio: Valerio Santoro
Bromia: Valeria Angelozzi

Note dell’autore
L’Anfitrione del 2019 è un arrembante politico, o meglio, un dilettante populista che, con la sua esordiente formazione politica, ha appena sbaragliato gli avversari con un sorprendente e inatteso plebiscito. Sosia, che Plauto e Molière, vollero suo servitore, si è trasformato in un autista portaborse, mentre la bella Alcmena, moglie del trionfatore delle elezioni e prossima First Lady, è divenuta insegnante di scuola media di una piccola città di provincia. Ma come si sono trasformati in questa contemporanea riscrittura di uno tra i più conosciuti classici della comicità, Giove e Mercurio, gli dèi che hanno dato vita al mito della nascita di Ercole grazie all’innamoramento di Giove per la moglie di Anfitrione? La risposta sta nel meccanismo perfetto di una vicenda drammaturgica che, affinandosi, ha attraversato i secoli, da Plauto fino a Giraudoux, con il suo Anfitrione 38, passando da Molière, Kleist e molti altri. Gli dèi, incuranti dell’incredulità e dello scetticismo che li circonda dalla fine del mondo classico, continuano ad agire e a sconvolgere con il loro intervento, allora come oggi, gli umili e i potenti. Giove, per avere Alcmena, gabbandone il marito, fa vincere le elezioni all’improbabile Anfitrione, che quando arriva a casa da neo deputato destinato alla carica di Presidente de Consiglio, si trova alle prese con un intrigo che la sua intelligenza non è in grado di sbrigare. La stessa Alcmena è protagonista di un inganno che a poco a poco le si svela attraverso il gioco di cui ella stessa è vittima. I protagonisti si sdoppiano: c’è un Anfitrione becero, volgare e arrogante e un Anfitrione interpretato da Giove, gentile e modello dell’uomo perfetto o quasi. Gli fa eco un’Alcmena nevrotizzata e vittima della sciatteria del marito, a fronte di un’altra Alcmena, dolce e sensuale che vediamo alle prese con Giove quando prende le sembianze di Anfitrione. La metamorfosi investe anche i personaggi che appartengono alla scala sociale inferiore. Il modesto Sosia, ha il suo alter ego in un Mercurio diabolico e sfrontato, e sua moglie Bromia, si trova alle prese con i suoi due “mariti” Sosia e Mercurio, e la sua preferenza verso il secondo è scontata. L’altalenarsi tra verità e inganno, intesi e malintesi, genera situazioni comiche, bizzarre e spiazzanti che fanno da specchio alle sempre più grottesche e disorientanti vicende del nostro presente.
Sergio Pierattini

Qualche parola su Anfitrione
La storia di Anfitrione ha appassionato tutte le epoche, e da quel lontano 206 a.C. si sono susseguite decine e decine di riscritture, senza contare le innumerevoli messe in scena, come se ogni epoca, e forse in particolar modo nel secolo scorso, avesse desiderato scrivere una nuova pagina su una vecchia storia, una storia torbida, dove si consuma il più ambiguo e il più perfido dei tradimenti, quello inconsapevole di una moglie, che si concede tra le braccia di una divinità, quanto mai consapevole invece di goderne le grazie e i piaceri. Il dio è costretto a manifestarsi nelle sembianze del marito, quindi abbassarsi al livello di noi poveri mortali, per provare un godimento umano, che pur essendo umano, risulta essere irresistibile e neppure paragonabile a qualunque altra soddisfazione celeste. Ci troviamo di fronte ad un paradosso ovviamente, un cortocircuito della mente. Come può il padre degli dei, che può tutto e che possiede tutto, bramare una donna umana? E per di più come può bramare un piacere umano? Ed inoltre non poteva l’onnipotente incantare la mente della bella Alcmena e attrarla tra le sue braccia divine in altro modo? Perché risulta essere costretto a prendere le sembianze del marito? Egli, il grande Giove, desidera essere amato da questa donna meravigliosa, alla quale non può resistere, proprio come essa ama suo marito, vuole quel genere di amore, quello assoluto e incondizionato. Per questo Alcmena deve essere ignara di questa macchinazione, perché solo in quel caso potrà concedersi completamente, non in preda ad un desiderio temporaneo, frutto di una voglia passeggera, ma consapevolmente fedele al “patto” erotico e sentimentale sancito con suo marito. Il paesaggio nel quale inizia la commedia è quello di un esterno di notte, una notte che sembra non finire mai, una notte che è stata prolungata apposta da Giove, proprio per poter giacere con la sua amata mortale, più tempo possibile. Sembra evidente fin da subito la dimensione da incubo nel quale si intende immergere questa storia. Il tema che si sviluppa, il suo paradosso, la struttura stessa della commedia, la sua ambientazione tutta all’esterno, in un cortiletto davvero ambiguo, quasi anonimo, sembrano suggerirci una riflessione profonda, quasi archetipica del nostro essere mortali, del nostro rapporto con noi stessi, con le nostre paure, in definitiva con il nostro doppio. Il tema del doppio, meravigliosamente espresso sotto forma di commedia, quindi inserito all’interno di una situazione estremamente divertente, esplode in questa storia con grande modernità. Il dio, forse interpretabile come una parte profonda e remota di noi stessi, la parte migliore e più nascosta o la parte più oscura e demoniaca, si manifesta per prendersi il tesoro più prezioso che abbiamo, mentre il nostro “io” a noi più “noto” è impegnato a guerreggiare e a farsi bello delle sue vittorie. Nello stesso momento in cui Anfitrione sta rincasando dopo una grande vittoria sul campo di battaglia, Anfitrione si gode sua moglie in una delle notti più appassionate della sua vita. Cosa si cela dietro questa follia della mente, dietro questo ribaltamento del tempo e della vita, dietro questo sconvolgimento di passioni e di clessidre? Perché continua a farci divertire così tanto una storia tanto ambigua? E in che misura è ancora in grado di turbarci? Abbiamo anche noi, come dicevo all’inizio, sentito il desiderio di “riscrivere”, proprio perché abbiamo sentito la necessità di iscrivere questa storia nell’oggi, nel nostro quotidiano, con la speranza che pur mantenendo lo stesso divertimento, la stessa comicità, possa incidere ancora più prepotentemente nella nostra coscienza, nel nostro intimo, facendoci ritrovare forse, un dialogo con il nostro doppio, con quella zona remota e temibile del nostro essere, quel dio appunto, che tutto può, che tutto vede e domina, a nostra insaputa.
Filippo Dini

Pseudolo di Tito Maccio Plauto by Filippo Venturi

Teatro Europeo Plautino, nell’ambito di Plauto nelle Scuole 2018/2019, presenta
“Pseudolo” di Tito Maccio Plauto
Regia di Cristiano Roccamo, con
Simone Castano (Pseudolo)
Massimo Boncompagni (Ballione)
Gianluca D’Agostino (Calidoro, Simone, Cuoco)
Cecilia Di Giuli (Carino, Arpace, Scimmia).

La compagnia Teatro Europeo Plautino è la compagnia ufficiale del "Plautus Festival" e nasce da un'idea del direttore artistico Cristiano Roccamo: lo scopo è quello di riscoprire il teatro classico in generale e quello plautino in particolare, per avvicinare il pubblico a quello che è il patrimonio classico della cultura europea.

Teatro Europeo Plautino è molto di più di un centro di produzione teatrale: ogni anno infatti è attivo il progetto "Plauto nelle scuole", che coinvolge diversi istituti superiori della Penisola ed ha lo scopo di avvicinare il teatro classico ai giovani, si svolge il laboratorio teatrale per amatoriali a Sarsina e nei Comuni vicini e si dà vita a progetti europei nel settore del teatro e dell'innovazione culturale.

Il "Plautus Festival" è il festival ministeriale di teatro classico che si svolge ogni anno dal 1956 a Sarsina (FC), città natale del commediografo latino Tito Maccio Plauto. Da metà degli anni '90 il festival si svolge nella splendida cornice dell'Arena Plautina, a pochi chilometri dalla città di Sarsina. Ogni anno ospita i nomi più importanti del panorama teatrale italiano. E' inoltre un centro di produzione teatrale, grazie alle attività della compagnia ufficiale Teatro Europeo Plautino. Per onorare i 2200 anni dalla morte di Plauto, l'Unione Europea ha deciso inoltre di coniare una moneta a corso legale dedicata proprio al commediografo latino, che verrà messa in circolazione da maggio 2016 in oltre un milione e mezzo di copie.

PSEUDOLO
Cicerone ci racconta che Plauto “si divertiva” (gaudebat) in vecchiaia nel comporre Pseudolus, rappresentata per la prima volta nel 191 a.c. quando Plauto aveva circa sessant'anni. Calidoro era innamorato della cortigiana Fenicia ma era a corto di denaro. Un militare riscatta la fanciulla dal lenone Ballione. Pseudolo, servo di Calidoro, raggira il militare ed il lenone. Calidoro ottiene la sua amante e Pseudolo il suo vino. Come nel Miles Gloriosus, nello Pseudolus il servo è al centro della Commedia. Il servo di Plauto ha infatti ispirato nei secoli i più grandi autori teatrali come Molière, Ariosto, Goldoni, Shakespeare, Goëthe e Rossini; per questo, e non solo, si evince come Plauto sia il padre di tutto il teatro comico europeo. Una messa in scena semplice, senza quarta parete. Gli attori dialogano tra loro, si rivolgono al pubblico e lo interpellano. Ne vien fuori un allestimento che lascia spazio al gioco scenico, all'improvvisazione. Deverbia e Cantica accompagneranno gli spettatori negli intrecci Plautini messi in atto da personaggi grotteschi, anche grazie all'uso delle maschere che permettono agli attori di interpretare più personaggi. I sentimenti e gli affetti sinceri, quando ci sono, sono comici e non commoventi, motivo per cui, le commedie di Plauto erano di certo le più applaudite.