Rinascimento

I Notturnali | La Biblioteca Malatestiana a lume di candela by Filippo Venturi

Ulisse viene guidato da Novello Malatesta all'interno della Biblioteca Malatestiana e nella ricerca di un codice andato perduto :)

Gran bella esperienza ai "Notturnali" nella Biblioteca Malatestiana a lume di candela, grazie anche al bravissimo attore Paolo Summaria!

La Biblioteca Malatestiana, Memoria del Mondo by Filippo Venturi

Nel cuore della Romagna, a Cesena, vi è la Biblioteca Malatestiana: l’unico esempio al mondo di biblioteca monastico-rinascimentale rimasta intatta in ogni sua parte, dagli arredi originali, alla dotazione libraria. L'Unesco nel 2005 l'ha inserita – prima realtà in Italia – nel Registro della Memoire du Monde. Nel corso della sua storia secolare, è sopravvissuta alle spoliazioni napoleoniche, ha sedotto e rifiutato Ezra Pound, ha acquisito la biblioteca personale del Papa cesenate Pio VII e ha ispirato Umberto Eco per il suo romanzo "Il Nome della Rosa". Ancora oggi mantiene le sembianze di oltre 500 anni fa. Del restauro e della cura dei codici si occupano con passione ragazze e donne restauratrici italiane e straniere.

Costruita in stile rinascimentale, su desiderio dei Frati Francescani e grazie ai fondi concessi da Domenico Malatesta (detto Novello Malatesta), Signore di Cesena, venne aperta al pubblico nel 1454. Oggi vi sono conservati circa 250.000 volumi, di cui 287 incunaboli, circa 4.000 cinquecentine, 1.753 manoscritti che spaziano fra il XVI secolo e il XIX secolo e oltre 17.000 lettere e autografi. Nella sezione moderna della biblioteca sono presenti oltre centomila volumi. Per dare l'idea del valore della Biblioteca Malatestiana e dei codici che contiene, basti pensare che un codice nel XIV secolo poteva costare anche 80 corone d'oro, cioè il prezzo di una casa di piccole dimensioni.

Nel 1798, durante l'occupazione napoleonica e le conseguenti spoliazioni, i preziosi volumi della Biblioteca vennero trasferiti temporaneamente a causa della trasformazione dell’edificio in dormitorio per le truppe francesi.

Ezra Pound – poeta e saggista americano – nel 1925 si stabilì in Italia e visitò anche la Biblioteca Malatestiana di Cesena, città che riteneva fra le prime ad aver visto sorgere il Rinascimento italiano. Accompagnato nella visita dall'allora direttore Manlio Torquato Dazzi, rimase estasiato dalle architetture e dallo stato di conservazione degli arredi e dei codici (libri antichi di pergamena scritti a mano e decorati), al punto di prendere la decisione di donare una copia dei suoi Cantos (all'epoca ne esistevano soltanto 16), a patto che venissero posti nella sala antica, in mezzo ai codici originali medievali e rinascimentali. Con sua grande sorpresa, Manlio Torquato Dazzi rifiutò perché, pur essendo i Cantos un capolavoro letterario, era un poema del 1900 e avrebbe compromesso la fedeltà storica lì conservata e preservata.

Umberto Eco, nel 1980, presentando il suo celebre romanzo "Il Nome della Rosa", dichiarò che si era ispirato anche alle atmosfere e architetture della Biblioteca Malatestiana di Cesena. Nel romanzo, non a caso, viene citata la figura del religioso Frate Michele da Cesena, realmente esistito.

Ingresso dell'Aula del Nuti. La porta, in legno scuro, è opera di Cristoforo da San Giovanni in Persiceto e reca la data del 15 agosto 1454. L’aula era il cuore della biblioteca, la sala di lettura, e fu progettata da Matteo Nuti in forma di basilica con tre navate. Era orientata in modo da massimizzare l'esposizione alla luce naturale durante tutto il giorno (così da ridurre al minimo l'uso di candele e i conseguenti rischi d'incendi). L'aula fu pronta nel 1452 e la Biblioteca Malatestiana fu inaugurata nel 1454. Aula del Nuti, Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Aula del Nuti. L'ideazione di questo spazio armonioso e luminoso fu innovativa per quei tempi, avendo la pianta a tre navate, tutte e tre con copertura a volte. La luce, distribuendosi dalle finestrelle, due per campata, si ripartisce nelle navate laterali, mentre la navata centrale, scandita da venti eleganti colonne con capitelli a scudi e a foglie pendule, è illuminata dal grande occhio di fondo. L'araldica della famiglia Malatesta è riprodotta sui capitelli delle colonne della sala e sui 58 plutei (29 per parte), cioè gli imponenti banchi di legno di pino in cui si conservano i codici. Aula del Nuti, Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

L'araldica della famiglia Malatesta è riprodotta sui capitelli delle colonne della sala e sui 58 plutei (29 per parte), cioè gli imponenti banchi di legno di pino in cui si conservano i codici. Aula del Nuti, Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Nei 58 plutei (29 per parte), cioè i banchi di legno di pino (che avevano anche lo scopo di leggìo), sono tutt'oggi presenti i 343 manoscritti che componevano la raccolta originaria. Per impedire che i codici venissero sottratti, furono assicurati ai plutei con una catenella. Una bolla papale minacciava di scomunica i malintenzionati. Aula del Nuti, Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Una guida turistica racconta la storia della Biblioteca Malatestiana a dei turisti. Cesena, Italia, 30/10/2020.

Una guida turistica racconta la storia della Biblioteca Malatestiana a dei turisti. Cesena, Italia, 30/10/2020.

Una guida turistica nella Biblioteca Piana, la biblioteca personale del Papa cesenate Pio VII Barnaba Chiaramonti. ‏Alla sua morte, su sua volontà, fu assegnata in uso ai Benedettini del monastero di Santa Maria del Monte, nel 1941 è stata venduta dagli eredi Chiaramonti allo Stato italiano. Cesena, Italia, 30/10/2020.

Una guida turistica racconta la storia della Biblioteca Malatestiana a dei turisti. Cesena, Italia, 30/10/2020.

Biblioteca Piana, la biblioteca personale del Papa cesenate Pio VII Barnaba Chiaramonti. ‏Alla sua morte, su sua volontà, fu assegnata in uso ai Benedettini del monastero di Santa Maria del Monte, nel 1941 è stata venduta dagli eredi Chiaramonti allo Stato italiano. Cesena, Italia, 30/10/2020.

Codici conservati nell'Aula del Nuti. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Codici conservati nell'Aula del Nuti. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Codici conservati nell'Aula del Nuti. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Sala Lignea, risalente al 1804, fu concepita dall’architetto Leandro Marconi per ospitare i libri provenienti dagli Ordini religiosi soppressi, per poi essere trasformata in sala di lettura nel 1868. Oggi è usata per conferenze, incontri ed eventi pubblici. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Riproduzione del dipinto su tela del ritratto di Domenico Malatesta (detto Novello Malatesta), ideatore della Biblioteca e Signore di Cesena, 1590 circa. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Riproduzione su pannelli di alcune pagine dei codici presenti nella biblioteca per la consultazione dei visitatori. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

I tre giganteschi volumi della Divina Commedia di Dante Alighieri (uno è chiuso), con le illustrazioni di Amos Nattini realizzate intorno al 1920, che saranno esposti nel 2021 nell'ambito dei 700 anni dalla morte del poeta. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 30/10/2020.

Laboratorio di "Restauro del Libro" presso l'Abbazia di Santa Maria del Monte, dove vengono restaurati anche i codici della Biblioteca Malatestiana. Cesena, Italia, 12/11/2020.

Dettagli del laboratorio di "Restauro del Libro". Abbazia di Santa Maria del Monte, Cesena, Italia, 12/11/2020.

Laboratorio di "Restauro del Libro" presso l'Abbazia di Santa Maria del Monte, dove vengono restaurati anche i codici della Biblioteca Malatestiana. Cesena, Italia, 12/11/2020.

Laboratorio di "Restauro del Libro" presso l'Abbazia di Santa Maria del Monte, dove vengono restaurati anche i codici della Biblioteca Malatestiana. Cesena, Italia, 12/11/2020.

Laboratorio di "Restauro del Libro" presso l'Abbazia di Santa Maria del Monte, dove vengono restaurati anche i codici della Biblioteca Malatestiana. Cesena, Italia, 12/11/2020.

A sinistra Silvia Cecchini, 41 anni, Restauratrice qualificata e Responsabile del laboratorio "Restauro del Libro". A destra Lorena Soria Iniguez, 27 anni, Restauratrice qualificata. Pulizia della Mappa della città di Cesenatico del 1778, di proprietà della Biblioteca Malatestiana. Abbazia di Santa Maria del Monte, Cesena, Italia, 12/11/2020.

A sinistra Silvia Cecchini, 41 anni, Restauratrice qualificata e Responsabile del laboratorio "Restauro del Libro". A destra Lorena Soria Iniguez, 27 anni, Restauratrice qualificata. Pulizia della Mappa della città di Cesenatico del 1778, di proprietà della Biblioteca Malatestiana. Abbazia di Santa Maria del Monte, Cesena, Italia, 12/11/2020.

Dettagli del laboratorio di "Restauro del Libro". Abbazia di Santa Maria del Monte, Cesena, Italia, 12/11/2020.

Dettagli dei lavori di pulizia dalla polvere e dallo sporco di una Mappa della città di Cesenatico del 1778, di proprietà della Biblioteca Malatestiana. Abbazia di Santa Maria del Monte, Cesena, Italia, 12/11/2020.

Silvia Cecchini, 41 anni, Restauratrice qualificata e Responsabile del laboratorio "Restauro del Libro" presso l'Abbazia di Santa Maria del Monte. Cesena, Italia, 12/11/2020.

Lorena Soria Iniguez, 27 anni, Restauratrice qualificata del "Restauro del Libro". Abbazia di Santa Maria del Monte. Cesena, Italia, 12/11/2020.

Laboratorio di "Restauro del Libro" presso l'Abbazia di Santa Maria del Monte, dove vengono restaurati anche i codici della Biblioteca Malatestiana. Cesena, Italia, 12/11/2020.

Restauratrici incaricate dalla Biblioteca Malatestiana puliscono e restaurano i codici. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 16/11/2020.

Restauratrici incaricate dalla Biblioteca Malatestiana puliscono e restaurano i codici. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 16/11/2020.

Restauratrici incaricate dalla Biblioteca Malatestiana puliscono e restaurano i codici. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 16/11/2020.

Restauratrici incaricate dalla Biblioteca Malatestiana puliscono e restaurano i codici. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 16/11/2020.

Restauratrici incaricate dalla Biblioteca Malatestiana puliscono e restaurano i codici. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 16/11/2020.

Dettaglio di un codice in fase di restauro. Biblioteca Malatestiana, Cesena, Italia, 16/11/2020.

Facciata centrale della Biblioteca Malatestiana. Al centro la statua dedicata al medico e clinico Maurizio Bufalini (Cesena, 4 giugno 1787 – Firenze, 31 marzo 1875). Cesena, Italia, 11/02/2020.

Abbazia di Santa Maria del Monte, dove ha sede il laboratorio "Restauro del Libro" che, regolarmente, restaura codici, mappe e altri reperti della Biblioteca Malatestiana. Cesena, Italia, 11/02/2020.

Leonardo da Vinci, 500° Anniversario by Filippo Venturi

Anteprima del mio lavoro fotografico su Leonardo da Vinci

Il 2 Maggio 2019 saranno trascorsi 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci, considerato come uno dei maggiori archetipi dell'uomo universale caratteristico del Rinascimento. Leonardo di ser Piero da Vinci nacque ad Anchiano (frazione di Vinci, Italia) il 15 aprile 1452 e morì ad Amboise (Francia) il 2 maggio 1519. Si interessò alle maggiori forme di espressione nei più disparati campi dell'arte e della conoscenza. Si occupò di architettura e scultura, fu disegnatore, trattatista, scenografo, anatomista, musicista, progettista e inventore. È considerato uno dei più grandi geni dell'umanità.

Nel corso del 2018 ho approfondito i miei studi sull’artista effettuando una ricerca fotografica: ripercorrendone la vita, raccogliendo le “tracce” che ha lasciato, le ipotesi che lo riguardano e le testimonianze sulla sua influenza nelle arti, nella tecnologia e nella quotidianità odierna. Partendo dalla mia terra, la Romagna, dove Leonardo soggiornò e lavorò per Cesare Borgia, aggiornando le fortificazioni delle Rocche del luogo, mi sono poi recato a Vinci e a Firenze dove l'artista visse e passò la giovinezza. A Firenze ho rintracciato alcuni eredi ufficiali di Leonardo, fra cui il Maestro Franco Zeffirelli, uno dei registi italiani più importanti al mondo — purtroppo malato e non disponibile — riuscendo però a ritrarre e intervistare il figlio, Pippo Zeffirelli. Ho esplorato e fotografato la Valmarecchia, il Valdarno e il Lago di Iseo dove alcuni studi collocano gli sfondi dipindi da Leonardo in alcune sue opere (la Gioconda e la Vergine delle Rocce), risalendo ai luoghi esatti che gli studi hanno individuato. A Forlì ho fotografato il Robot “Da Vinci”, il più evoluto sistema robotico per la chirurgia mininvasiva, durante un intervento chirurgico in sala operatoria per la rimozione di un tumore. Infine, a Milano, ho documentato l’ala del Museo della Tecnologia dedicata al genio vinciano.

INTERVISTA A PIPPO ZEFFIRELLI

Franco Zeffirelli, all'anagrafe Gian Franco Corsi Zeffirelli (Firenze, 12 febbraio 1923), è uno dei registi italiani più famosi al mondo che, da diversi anni, si è ritirato dalla scene. A causa della malattia, non è stato possibile intervistarlo ma, al suo posto, si è reso disponibile Pippo Zeffirelli, figlio adottivo del Maestro e vice Presidente della Fondazione Zeffirelli, che gestisce il Museo omonimo. Una ricerca ufficializzata nel 2016, condotta da Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato, del Museo Ideale Leonardo da Vinci, ha individuato 35 eredi di Leonardo da Vinci, fra i quali Franco Zeffirelli, il quale però era già a conoscenza di tale discendenza.

Un'analogia curiosa che lega Leonardo da Vinci e il Maestro Zeffirelli e che entrambi sono figli non riconosciuti dai propri padri.
Zeffirelli nasce da un rapporto extraconiugale del padre e della madre: erano entrambi sposati con altre persone. La madre e il rispettivo marito avevano già avuto due figli ma, a seguito di un incidente, l'uomo non poteva più avere figli e questo era noto a Firenze. Per questo motivo lui non aveva potuto riconoscerlo. La madre era una sarta importante all'epoca e il Maestro nacque in Piazza della Repubblica, in un bel palazzotto dove c'era un atelier, un pianoforte (la madre amava la musica classica) e tanto altro. Il padre lo ha sempre frequentato di nascosto e, nel momento in cui rimase vedovo, lo riconobbe. Zeffirelli è un cognome inventato: visto che non poteva avere il cognome del padre né quello del marito della madre. Le iscrizioni allo Spedale degli Innocenti (Il termine "spedale" deriva dall'antico dialetto fiorentino; il nome sarebbe da intendersi come "ospedale dei bambini abbandonati" in riferimento all'episodio biblico della Strage degli Innocenti) usavano le lettere dell'alfabeto per assegnare i nomi agli orfani e, il giorno in cui venne iscritto Leonardo, toccava alla lettera Z. Siccome la madre era un amante dell'opera, volle dargli il nome Zeffiretti, da un'aria dell'Idomeneo di Mozart; ci fù però un errore di trascrizione che lo fece diventare Zeffirelli. A 17 anni il padre rimane vedovo e, dopo averlo riconosciuto, gli diede il proprio cognome: Corsi. Non aveva potuto riconoscerlo prima perché aveva una moglie molto gelosa e con la quale aveva avuto solo una figlia femmina. La moglie era molto risentita del fatto che lui avesse avuto un maschio con un'altra donna. In realtà il padre aveva anche altri figli extra coniugali: lui importava tessuti e forniva molte sartorie di Firenze ed evidentemente doveva possedere un certo fascino e doveva aver incontrato e soddisfatto molte donne perché il Maestro si ritrovò con altri 5/6 fratelli e sorelle: di qualcuno ne venne a conoscenza in età avanzata. Un fratello, ad esempio, lo ha scoperto durante la seconda guerra mondiale: il Maestro era in quel periodo un partigiano e si era rifugiato sulle colline. Conosceva già bene l'inglese e aveva iniziato a fare da interprete per gli inglesi. Un giorno decise di scendere a Firenze per andare a trovare il padre ma, lungo il percorso, lui e una decina di partigiani vennero arrestati da un gruppo di fascisti. Portati in Caserma, incontrò questo tizio dietro la scrivania che schedava i ragazzi arrestati, chiedendo il nome e cognome, e quando arrivò il turno del Maestro, all'epoca già riconosciuto dal padre, fornì il nome intero: Gian Franco Zeffirelli Corsi, figlio di Ottorino Corsi. Lo schedatore, sorpreso, gli domandò "Tu sei figlio di Ottorino?", "Si", a quel punto il tizio chiamò una guardia e fece chiudere Zeffirelli una stanza li accanto. Dopo circa mezz'ora arrivò il padre nella sala dove avveniva la schedatura e, a questo punto, anche il Maestro viene ricondotto li. Con sorpresa generale il padre iniziò a dare delle pacche affettuose al fascista che schedava le persone, dicendogli di perdonare questo ragazzo, che è si un cretino un po' sballato, ma in fondo è tranquillo e buono e quindi di lasciarlo andare. Il Maestro venne rilasciato e, allontanandosi col padre, gli domandò chi fosse quel fascista e lui rispose "Era tuo fratello".

Il fatto che non sia stato ufficialmente riconosciuto fin da subito dal padre ha influenzato il carattere del Maestro o le opere che ha prodotto?
Il Maestro ha avuto una infanzia molto triste e dura. Nei primi due anni fu cresciuto da una balia, poi dalla madre (Alaide Garosi Cipriani), che nel frattempo aveva perso il marito; insieme dovettero trasferirsi a Milano dove la donna si sistemò presso la figlia. Vissero li circa 4 anni, fino a quando la madre morì di tubercolosi, lasciando il Maestro solo. Il padre, attraverso la cugina Lide, lo fece andare a prendere. Si creò un forte legame con la Zia Lide che si occupò di crescere Zeffirelli, educarlo e farlo studiare, grazie anche all'appoggio economico del padre che, quando rimase vedovo, fu convinto da Lide a riavvicinarsi al figlio fino a ricreare un rapporto. Da ragazzino, a 6-7 anni, la moglie del padre era talmente furibonda (a causa del figlio avuto dal marito fuori dal matrimonio) che andava a insultarlo fuori da scuola, chiamandolo "bastardino" e invitandolo ad andarsene da Firenze e proprio su questi episodi si è poi basato il film del 1999 "Un tè con Mussolini". Quindi credo che abbia sofferto molto. Se ha influenzato la sua carriera? Difficile dirlo. Credo fosse un ragazzino molto intelligente, con tanta voglia di fare e una forte personalità. Va comunque detto che durante la sua vita non si è mai sposato ma, ad un certo punto, ha adottato me e Luciano, per crearsi una famiglia.

Anche la genialità è un elemento comune fra il Maestro e Leonardo da Vinci.
Il Maestro, pur non essendo Leonardo, è stato un artista a tutto campo: dalla regia, alla scenografia, al costume, alla scrittura di libri, insomma c'è una genialità anche in lui, difficilmente per via della discendenza da Leonardo, più probabile una predisposizione del ragazzo e forse anche grazie agli insegnanti di alto livello che trovò a scuola. Ricordo che, nell'anno in cui si diplomò all'Istituto d'Arte, studiava sempre assieme a tre amici e tutti sono diventati grandi professionisti: Piero Tosi, il più grande costumista al mondo, che ha lavorato con Visconti, De Sica, Fellini, Pasolini e che ha ricevuto anche un Oscar alla carriera, Danilo Donati, che è stato un altro genio e che ha vinto due oscar: uno per i costumi di Romeo e Giulietta di Zeffirelli e uno per Il Casanova di Fellini, e Anna Anni, che forse ebbe una carriera leggermente inferiore, ma questo perché amava insegnare e vi dedicava molto tempo; lavorò molto con Zeffirelli.

Il Maestro Zeffirelli come aveva scoperto di discendere da Leonardo da Vinci?
La discendenza da Leonardo lui l'ha sempre saputa. Non l'ha mai appurata, sono stati altri a farlo in seguito (vedi la ricerca ufficializzata nel 2016). Il padre, verbalmente, glielo aveva ribadito più volte. Ad esempio alla prima dello spettacolo teatrale di "Romeo e Giulietta", a Londra, il Maestro Zeffirelli era molto emozionato all'idea che sarebbe stata presente anche la Regina d'Inghilterra e il padre allora gli disse "Vai a testa alta perché lei sarà la Regina d'Inghilterra, ma tu discendi da Leonardo da Vinci!".

Avere la responsabilità di preservare, promuovere e tramandare il lavoro del Maestro Zeffirelli immagino che sia molto impegnativo. Ha dovuto rinunciare a qualcosa per questo?
Per cinquanta anni ho lavorato nel campo del cinema, soprattutto col Maestro, ma ho fatto film anche con Francis Ford Coppola, ("Cotton Club"), James Ivory ("Camera con vista") e altri. In seguito fui adottato da Zeffirelli e, più tardi, quando si ammalò, decisi di lasciare gli Stati Uniti, dove vivevo, per trasferirmi definitivamente in Italia per accudirlo, aiutarlo e portare avanti gli impegni familiari e professionali. Quando abbiamo creato la Fondazione Zeffirelli, è toccato a me occuparmene e seguirne la gestione. Non mi manca nulla, forse l'unica cosa è che inizio ad essere abbastanza anziano, ho 70 anni, e invece questo impegno mi occuperà fino alla fine dei miei giorni (sorride). L'adozione è avvenuta che ero già grande, circa 25 anni fa, il Maestro me lo aveva proposto già in precedenza ma ho voluto attendere la scomparsa di mio padre; prima non lo avrei permesso.

Lei e il Maestro avete delle opere preferite di Leonardo da Vinci?
Come si fa a non amare il lavoro di Leonardo? Tutto quello che ha fatto ha dietro uno studio profondo e straordinario. Zeffirelli, fra l'altro, voleva lavorare a due progetti molto ambiziosi che però rimarranno incompiuti. Il primo era un film sull'Inferno di Dante, i cui bozzetti sono presenti qui nel museo nella Sala dell'Inferno. Il secondo era un film, intitolato "I Fiorentini", sulla Repubblica fiorentina nel quale Michelangelo e Leonardo venivano convocati contemporaneamente:il primo per realizzare il David e il secondo per deviare strategicamente il corso dell'Arno durante il conflitto con Pisa. Il film avrebbe approfondito il rapporto fra questi due giganti che si amavano e si odiavano, a causa dell'invidia reciproca. C'è una descrizione meravigliosa della vita a Firenze all'epoca, dell'omosessualità di Michelangelo (di quella di Leonardo se ne parla meno) e tanto altro. In quel periodo di preparazione del film abbiamo approfondito e studiato la vita di Leonardo e le sue invenzioni, imparandone la grandezza. Sarebbe stato un film meraviglioso, con una cura maniacale di ogni dettaglio, come soltanto il Maestro avrebbe saputo fare.

Leonardo da Vinci's 500th Anniversary by Filippo Venturi

A preview of my photographic work on Leonardo da Vinci

On May 2, 2019, the fifth centenary of the death of Leonardo da Vinci occurred, a celebration of one of the most renowned archetypes of the “universal man” typical of the Renaissance time. Leonardo di ser Piero da Vinci was born in Anchiano (municipality of Vinci) on April the 15th 1452 and he died in Amboise (France) on May the 2nd 1519. He spawned his interest in the most different fields of art and knowledge; he dealt with architecture, sculpture, he busied himself in drawing, he wrote essays, he was a scenographer, anatomist, musician, designer and inventor. He is considered one of the greatest geniuses of all time.

During 2018 I have further deepened my studies about this artist by developing a photographic research; I have retraced his life, following the “traces” he has left, the hypotheses that concern him and the testimonies of his influence on arts, technology and today’s life. Starting from my own land, Romagna, where Leonardo lived and worked for Cesare Borgia, renovating the fortifications of the local Rocche (castles), later I visited Vinci and Florence where the artist lived and spent his childhood. In Florence I traced back some of Leonardo’s official heirs, including the Maestro Franco Zeffirelli, one of the world’s most renowned Italian directors. I explored and photographed the Valmarecchia and the Iseo Lake, identified by some recent studies as the backgrounds Leonardo painted in some of his pictures (the Mona Lisa and the Virgin of the Rocks), managing to find the exacts spots described in the studies. In Forlì I have photographed the “Da Vinci” robot, the most evolved robot system for the mini-invasive surgery, during a surgical procedure to remove a tumour. Finally, in Milan, I have documented the wing inside the Museum of Technology dedicated to Da Vinci’s genius.

INTERVIEW WITH PIPPO ZEFFIRELLI

Franco Zeffirelli, born Gian Franco Corsi Zeffirelli (Firenze, 12 febbraio 1923), is one of the world’s most famous Italian directors. Due to a serious illness he no longer appears in public and I could not interview him. In his place I had the opportunity to talk with Pippo Zeffirelli, Franco Zeffirelli’s son and vice president of the Zeffirelli Foundation which manages the Museum. An official research in 2016, conducted by Alessandro Vezzosi and Agnese Sabato, of the Ideal Leonardo da Vinci Museum, has identified 35 heirs of Leonardo da Vinci, among whom Franco Zeffirelli, who was already aware of this lineage.

A curious analogy links Leonardo Da Vinci and Franco Zeffirelli, both of them were not acknowledged by their own fathers.
Zeffirelli was born of an extramarital relationship between his father and his mother: they were both married to other people. The mother and her respective husband already had two children but, following an accident, the man could no longer father any children. This was a known fact in Florence and for this reason he could not recognize Franco. The mother was an important seamstress at the time and Franco Zeffirelli was born in a beautiful building in Piazza della Repubblica where there was an atelier, a piano (the mother loved classical music) and much more. His true father always visited him in secret and, when he became a widower, he recognized him. Zeffirelli is an invented surname: since he could not have the surname of his father nor that of his mother's husband. In the inscriptions at the Spedale degli Innocenti (Innocents’ Hospital) (the word “spedale” comes from the Florentine vernacular; the name refers to the “hospital of the abandoned children” quoting the biblical episode of the Massacre of the Innocents) they used the alphabet letters to name the orphans and, the day in which Gian Franco was brought there, they had reached the letter Z. Since his mother loved the opera, she wanted to name him Zeffiretti, from Mozart’s Idomeneo; however, they misspelled it and the name became Zeffirelli. At the age of 17 he was recognized by his father, a widower by the time, receiving his surname: Corsi. He could not recognize him before because he had a very jealous wife with whom he only had a daughter. His wife resented the fact he had had a boy with another woman. If truth be told, the father had other extra-marital children: he imported fabrics and provided many tailors in Florence and evidently had a certain charm and must have met and satisfied many women because the Maestro in the end discovered five or six half-brothers and sisters; some of them he met later in his life. For example, he found out about a brother during the Second World War; at that time the Maestro was a partisan and had taken refuge in the hills. He already spoke English fairly well and started acting as an interpreter for the English. One day he decided to go down to Florence to visit his father but, along the way, he and a dozen partisans were arrested by a group of fascists. Taken to the barracks, he met this guy behind the desk that filed the arrested boys, asking for the name and surname, and when Zeffirelli’s turn arrived, he gave the whole name: Gian Franco Zeffirelli Corsi, son of Ottorino Corsi. The officer, surprised, asked him "Are you Ottorino's son?", "Yes", at that point he called a guard and had Zeffirelli shut in a room next door. After about half an hour the father arrived in the room where the filings took place and Zeffirelli was brought back too. Surprisingly, the father began patting the officer, telling them to forgive the boy, a fool and a misfit, but in the end quiet and kind, and asked to let him go. The Maestro was released and, going away with his father, asked him who the Fascist was and his father replied "He was your brother".

The fact that his father acknowledged him only later in his life influenced the Maestro or the works he produced?
The Master had a very sad and hard childhood. In the first two years of his life he was raised by a nurse and then his mother (Alaide Garosi Cipriani), who in the meantime had lost her husband, had to move to Milan where the woman settled with a daughter. They lived there for about 4 years, until his mother died of tuberculosis, leaving the Maestro alone. The father, through his cousin Lide, fetched him. A strong bond was created with the Aunt Lide who took care of Zeffirelli, educating him and making him study, thanks to the financial support of his father who, when he was a widower, was convinced by Lide to get closer to his son to bind a relationship. When he was a child of 6-7 years old, his father’s wife was so furious about him (since he was an extramarital son) that she used to insult him out of school, calling him “little bastard” and biding him to leave Florence; the 1999 film “Tea with Mussolini” is based on these episodes. I think he suffered very much; was his career affected by these facts? It’s difficult to say. I believe he was a very smart child, willing to do things and with a strong personality. He never married and, at a certain point, he adopted Luciano and me to create his own family.

Genius is another common element between Leonardo Da Vinci and Zeffirelli.
The Maestro, although no Leonardo, was a full-fledged artist: from directing, to set design, to costume, to writing books, in short he is a genius too, hardly because of him being Leonardo’s descendant, more likely for a predisposition of the boy and perhaps also thanks to the high-level teachers he found at school. I remember that, in the year in which he graduated from the Institute of Art, he always studied with three friends and all three became great professionals: Piero Tosi, the greatest costume designer in the world, who worked with Visconti, De Sica, Fellini, Pasolini and who also received an Academy Honorary Award; Danilo Donati, who was another genius and who won two Oscars: one for the costumes of Romeo and Juliet by Zeffirelli and one for Il Casanova by Fellini, and Anna Anni, who perhaps was less renowned, but this because she loved to teach and devoted to taching a lot of time, but she too worked a lot with Zeffirelli.

How did Maestro Zeffirelli discover he was one of Leonardo’s descendants?
He always knew it although it was not an established fact, others have done it later (see the official search in 2016). The father had told him many times. For example, at the premiere of the "Romeo and Juliet" theatrical show in London, Maestro Zeffirelli was very excited at the idea that the Queen of England would be present and his father said to him "Keep your head up because she might be the Queen of England, but you are Leonardo da Vinci’s descendant!”

I trust that holding the responsibility of keeping, promoting and passing down Maestro Zeffirelli’s work is quite demanding. Did you give up something to pursue this task?
For fifty years I have worked in the field of cinema, especially with the Maestro, but I also made films with Francis Ford Coppola, ("Cotton Club"), James Ivory ("A Room with a View") and others. Later I was adopted by Zeffirelli and when he fell ill, I decided to leave the United States, where I lived, to move permanently to Italy to take care of him, help him and carry out family and professional commitments. When we created the Zeffirelli Foundation, it was my turn to deal with it and monitor its management. I do not miss anything, maybe the only thing is that I’m getting quite old, I'm 70, and this commitment will occupy me until the end of my days (he smiles). The adoption occurred when I was already a grown up person, about 25 years ago, the Maestro had already proposed it to me before but I wanted to wait for the death of my father. I could not allow it before.

Do you and your father have a favourite work among the whole Leonardo production?
How could one not love Leonardo's work? Everything he did came from a deep and profound study. My father, among other things, wanted to work on two very ambitious projects that will remain unfinished. The first was a film about Dante's Inferno, whose sketches are present here in the museum in the Sala dell'Inferno. The second was a film, entitled "The Florentines", on the Florentine Republic in which Michelangelo and Leonardo were summoned at the same time: the first to realize the David and the second to strategically divert the course of the Arno during the conflict with Pisa. The film would have deepened the relationship between these two giants who loved each other and hated each other because of mutual envy. There is a marvellous description of life in Florence at the time, of the homosexuality of Michelangelo (Leonardo’s homosexuality is less known) and much more. While we were setting up things for the film we deepened and studied the life of Leonardo and his inventions, learning their greatness. It would have been a stunning film, with a maniacal care for every detail, as only the Maestro could do.