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A proposito di Fotogiornalismo e Intelligenza Artificiale by Filippo Venturi

Donald Trump, disegno di Jane Rosenberg, New Yorker

A PROPOSITO DI FOTOGIORNALISMO E INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Un altro esempio collegato al mio concetto di "identikit della realtà" (con cui intendo la documentazione della realtà tramite l'uso di immagini generate con l'intelligenza artificiale, basate sulla testimonianza di testimoni oculari, in quei casi dove manchino i fotografi) è quello che sta avvenendo in queste mesi nel processo in corso a Donald Trump, da cui i fotografi sono banditi.

Questa limitazione ha riportato sotto i riflettori l'arte del “courtroom sketching”, cioè del documentare ciò che avviene con delle illustrazioni.

Fra i miei timori c'è (c'era), appunto, l'uso dell'intelligenza artificiale per ottenere immagini che integrassero o sostituissero le fotografie di un fotogiornalista, ma in realtà è una paura già superata. Sappiamo già che, in mancanza di una fotografia, accettiamo qualsiasi alternativa visiva, che sia l'identikit di un ricercato o l'illustrazione di un evento.

Ancora più curioso è stato, per me, scoprire che il diritto di disegnare gli avvenimenti di un processo fu dibattuto nel caso United States contro Columbia Broadcasting System, nel 1974, la cui sentenza riconobbe il diritto degli artisti di raccontare quello che accadeva.

E, in fin dei conti, ribaldanto il punto di vista (e dandomi la zappa sui piedi), considerare la narrazione degli eventi, a livello visivo, una esclusiva dei fotogiornalisti è palesemente un errore.